
Secondo uno studio pubblicato sulla rivista “Science” il computer quantistico modello D-Wave Two non sembra portare reali vantaggi in termini di prestazioni rispetto ai computer classici. L’articolo riaccende la controversia cominciata fin dalla presentazione di questo computer quantistico da parte del produttore D-Wave Systems.
Poco più di un anno fa, è stato annunciato che un computer D-Wave Two sarebbe stato usato al nuovo Quantum Artificial Intelligence Lab, aperto da Google in collaborazione con l’Ames Research Center della NASA e alla Universities Space Research Association (USRA). Questo modello utilizza un processore quantistico a 512 qubit, un modello più avanzato del precedente, a 128 qubit, commercializzato dal produttore già da alcuni anni.
Ora un team internazionale guidato da Matthias Troyer allo Swiss Federal Institute of Technology di Zurigo, in Svizzera, ha concluso che non c’è una prova definitiva che il computer D-Wave Two sia in grado di avere prestazioni superiori a quelle dei computer classici. Tuttavia, questi risultati non hanno chiuso affatto la questione, tanto che nei giorni scorsi sono arrivati vari commenti.
Ad esempio, secondo il fisico Daneil Lidar della University of Southern California (USC), che ha fatto parte del team che ha testato il computer D-Wave Two, col senno di poi i problemi generati non erano abbastanza difficili. È possibile che fosse necessario sottoporre al computer problemi più difficili per riuscire a distinguere le prestazioni di un computer classico da uno quantistico.
Altre considerazioni sono arrivate da Google. Alcuni suoi ingegneri stanno lavorando con quel computer da un anno e, anche se non hanno fornito all’esterno informazioni esaurienti, ora affermano che il D-Wave Two ha prestazioni molto superiori a computer classici generici.
Secondo Google, sistemi ottimizzati per risolvere certi problemi possono essere competitivi con un D-Wave Two. Questo sistema è ancora limitato dal punto di vista dei vantaggi che un sistema quantistico può avere su uno classico e questo secondo Google è un’altra limitazione. Questi fattori potrebbero aver portato a conclusioni fuorvianti che potrebbero cambiare se la quantità di test fosse maggiore.
Insomma, la questione dello sviluppo e dello sfruttamento dei computer quantistici è ancora molto aperta. Stiamo parlando di una frontiera tecnologica che alcune aziende hanno appena cominciato a esplorare perciò è inevitabile che ci siano ancora dubbi e soprattutto un potenziale ancora inespresso.
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