Ominini

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Uno schema dei vari modelli di evoluzione degli Homo sapiens che includono anche gli incroci con i Neanderthal

Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature” riporta uno studio che rilancia l’idea che la specie Homo sapiens sia emerso non da un’unica propolazione che si è evoluta in modo lineare bensì da diversi gruppi di ominini geneticamente simili che si sono diversificati per poi incrociarsi nuovamente. Un team di ricercatori guidato da Brenna Henn dell’Università della California a Davis, negli USA, e da Simon Gravel della McGill University a Montreal, in Canada, ha condotto un’analisi genetica e un confronto con i fossili di Homo sapiens primitivi per cercare di individuare l’origine degli umani moderni. I ricercatori hanno testato diversi modelli evolutivi e migratori e quello che corrisponde meglio ai dati indica ramificazioni di popolazioni africane che successivamente si sono nuovamente incrociate fino a fondersi.

La grotta di Chagyrskaya (Foto ©Bence Viola. Tutti i diritti riservati)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature” riporta i risultati di uno studio genetico su una comunità di Neanderthal che visse nell’odierna Siberia. Un team di ricercatori che include il premio Nobel per la medicina Svante Pääbo ha ottenuto DNA di 11 individui che vissero nella grotta di Chagyrskaya e 2 che vissero nella grotta di Okladnikov. Si tratta di uno degli studi genetici sui Neanderthal più ampi mai compiuti. I risultati dell’analisi genetica indicano che alcuni degli abitanti della grotta di Chagyrskaya erano strettamente imparentati, inclusi un padre e una figlia.

Varie viste del molare TNH2-1

Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature Communications” riporta la scoperta nell’odierno Laos di un dente che è stato attribuito a una bambina Denisova, una specie umana arcaica ancora per molti versi misteriosa. Il molare è stato datato tra 164.000 e 131.000 anni fa dall’analisi dei sedimenti in cui è stato trovato nella Grotta Cobra (Tam Ngu Hao 2), nella Catena Annamita, in Laos. Le condizioni di caldo e umido in quell’area offrono poche speranze di trovare ancora pezzi di DNA ma le proteine e l’aspetto del molare, molto simile a quello di una mandibola scoperta in Tibet e attribuita a un Denisova, hanno portato i ricercatori a quella conclusione.

Viste della vertebra scoperta nel sito di Ubeidiya

Un articolo pubblicato sulla rivista “Scientific Reports” riporta l’attribuzione di una vertebra al genere Homo con un’età stimata in circa un milione e mezzo di anni nel sito archeologico di Ubeidiya, nell’odierno Israele. Un team di ricercatori ha esaminato la vertebra fossile e l’ha confrontata con altri fossili di ominini Eurasiatici risalenti al periodo Pleistocene. Le differenze paleobiologiche li hanno portati a concludere che vi furono diverse ondate migratorie dall’Africa che corrispondono alle diverse tecniche di lavorazione della pietra scoperte negli studi archeologici.

campione di sedimenti dalla grotta di Denisova (Foto cortesia Mike Morley)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Proceedings of the National Academy of Sciences” riporta il ritrovamento di DNA di antichi ominini e animali risalenti al periodo Pleistocene in sedimenti prelevati da 13 siti preistorici in diversi continenti. Un team di ricercatori che include scienziati del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia e geoarcheologi ha prelevato e analizzato sedimenti scoprendo che frammenti anche microscopici di ossa e feci offrono concentrazioni di DNA appartenente a varie specie. Si tratta di un altro passo in avanti nel recupero di materiale genetico molto antico che può offrire preziose informazioni su popolazioni di Neanderthal e di altri ominini la cui presenza può essere collegata a reperti archeologici e tracce ecologiche.