Evoluzione

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Fossile di Palaeopycnogonides gracilis (Foto cortesia dottor Romain Sabroux)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Papers in Palaeontology” riporta i risultati di un esame di rari fossili di cosiddetti ragni marini risalenti a circa 160 milioni di anni fa, durante il periodo Giurassico. Un team di ricercatori ha esaminato questi fossili degli artropodi marini che tecnicamente appartengono alla classe dei Picnogonidi o Podosomi o Pantopodi (Pycnogonida). I fossili di questi artropodi sono rari e tra di essi ce ne sono alcuni parte della cosiddetta fauna di La Voulte-sur-Rhône, un deposito della Francia sudoccidentale conosciuto per l’eccellente conservazione e l’abbondanza dei fossili. Questo studio ha portato a identificare tre specie di ragni marini che sono state chiamate Palaeopycnogonides gracilis, Colossopantopodus boissinensis e Palaeoendeis elmii. La loro somiglianza con specie attuali di Picnogonidi porta alla conclusione che la loro diversificazione cominciò proprio nel Giurassico.

La struttura dei vari gruppi di archei derivante da questo studio con gli eucarioti come parte di questo dominio tassonomico

Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature” riporta i risultati di uno studio genetico sugli archei Asgard che espande la diversità genetica di questo gruppo di microrganismi e conclude che l’ordine tassonomico Hodarchaeales è quello maggiormente legato agli eucarioti, gli organismi che costituiscono tutte le forme di vita multicellulari sulla Terra. Un team di ricercatori ha condotto un’analisi genetica di archei Asgard da campioni raccolti in 11 luoghi in varie parti del mondo in una ricerca genomica che ha usato lo stato dell’arte delle tecniche di analisi. La conclusione è che gli eucarioti costituiscono un gruppo all’interno degli archei Asgard, dai quali potrebbero essersi evoluti direttamente.

Uno schema dei vari modelli di evoluzione degli Homo sapiens che includono anche gli incroci con i Neanderthal

Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature” riporta uno studio che rilancia l’idea che la specie Homo sapiens sia emerso non da un’unica propolazione che si è evoluta in modo lineare bensì da diversi gruppi di ominini geneticamente simili che si sono diversificati per poi incrociarsi nuovamente. Un team di ricercatori guidato da Brenna Henn dell’Università della California a Davis, negli USA, e da Simon Gravel della McGill University a Montreal, in Canada, ha condotto un’analisi genetica e un confronto con i fossili di Homo sapiens primitivi per cercare di individuare l’origine degli umani moderni. I ricercatori hanno testato diversi modelli evolutivi e migratori e quello che corrisponde meglio ai dati indica ramificazioni di popolazioni africane che successivamente si sono nuovamente incrociate fino a fondersi.

Foto di fossili di Rotadiscus grandis e i relativi disegni interpretativi

Un articolo pubblicato sulla rivista “Current Biology” riporta uno studio su fossili di Rotadiscus grandis eccezionalmente conservati. Un team di ricercatori guidato dal dottor Imran Rahman del Museo di Storia Naturale di Londra ha offerto molti nuovi dettagi su questi animali risalenti al periodo Cambriano Inferiore, circa 518 milioni di anni fa. I precedenti studi avevano lasciato varie incognite sulla loro classificazione e sul loro stile di vita. Il nuovo studio li assegna al grande gruppo degli Ambulacraria, che include i phylum di Echinodermi ed Emicordati e fa parte del superphylum Deuterostomia assieme al phylum dei Cordati. Se questa classificazione è corretta, indica che certe caratteristiche di specie animali successive sono emerse più volte in modo indipendente.

Un archeo Asgard della specie proposta Lokiarchaeum ossiferum

Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature” riporta uno studio sugli archei che appartengono al superphylum proposto chiamato Asgard e in particolare sulle loro caratteristiche che li rendono un possibile anello mancante evolutivo con gli eucarioti. Un team di ricercatori formato dalla collaborazione dei gruppi di lavoro di Christa Schleper dell’Università austriaca di Vienna e di Martin Pilhofer del Politecnico federale di Zurigo ha avuto successo nella coltivazione di una specie appartenente a questo gruppo di microrganismi per poterli studiare in laboratorio. Ciò ha permesso di condurre esami approfonditi delle loro strutture cellulari come l’esteso citoscheletro.