Un articolo pubblicato sulla rivista “Current Biology” riporta uno studio su fossili di Rotadiscus grandis eccezionalmente conservati. Un team di ricercatori guidato dal dottor Imran Rahman del Museo di Storia Naturale di Londra ha offerto molti nuovi dettagi su questi animali risalenti al periodo Cambriano Inferiore, circa 518 milioni di anni fa. I precedenti studi avevano lasciato varie incognite sulla loro classificazione e sul loro stile di vita. Il nuovo studio li assegna al grande gruppo degli Ambulacraria, che include i phylum di Echinodermi ed Emicordati e fa parte del superphylum Deuterostomia assieme al phylum dei Cordati. Se questa classificazione è corretta, indica che certe caratteristiche di specie animali successive sono emerse più volte in modo indipendente.
La vastità del superphylum Deuterostomia e la varietà morfologica delle specie odierne incluse in esso rendono difficile capire quali fossero le caratteristiche dei loro antenati comuni. I fossili risalenti a epoche così remote sono rari e quindi quelli di Rotadiscus grandis eccezionalmente conservati scoperti nel cosiddetto biota di Chengjiang, nella provincia di Yunnan in Cina, sono preziosissimi. L’immagine (Cortesia Li et al. Tutti i diritti riservati) mostra foto dell’esemplare catalogato come YKLP 13090 (A) e un disegno interpretativo (B) e dell’esemplare catalogato come CJHMD 00038 (C e D) e i relativi disegni interpretativi (E ed F).
I tanti dettagli ottenuti dallo studio di questi animali discoidali con un diametro di circa 15 centimetri hanno permesso di analizzare 330 caratteristiche di 60 diversi gruppi di animali estinti e odierni alla ricerca di similitudini. Il risultato indica che il Rotadiscus grandis era uno dei membri più antichi del gruppo Ambulacraria, che include animali che vanno dai vermi alle stelle marine.
Gli scienziati credevano che gli antenati comuni di tutti i Deuterostomia avessero una coda come prolungamento post-anale. Tuttavia, il Rotadiscus grandis non ha questa caratteristica anatomica e ciò suggerisce che si sia evoluta in modo indipendente nei vari gruppi di animali. Si tratta di un esempio di evoluzione convergente in cui la stessa caratteristica evolve separatamente, spesso in risposta a simili pressioni ambientali o ecologiche. Valutare quelle pressioni in ambienti di oltre 500 milioni di anni fa è un’altra delle difficoltà che i paleontologi affrontano nel ricostruire l’evoluzione di un gruppo di organismi.
I nuovi fossili di Rotadiscus grandis hanno offerto informazioni che colmano un vuoto nella ricostruzione dell’evoluzione dell’intero superphylum Deuterostomia. L’enorme diversificazione avvenuta nel periodo Cambriano ha portato a forme diversissime e le controversie riguardanti la ricostruzione dell’evoluzione dei successivi gruppi di animali sicuramente continueranno. Altri fossili così ben conservati potrebbero fornire ulteriori informazioni sull’evoluzione del grande gruppo di cui fanno parte anche gli esseri umani.