Wooden Heart di Martin Day

Wooden Heart di Martin Day
Wooden Heart di Martin Day

Il romanzo “Wooden Heart” di Martin Day è stato pubblicato per la prima volta nel 2007. È al momento inedito in Italia.

Il Tardis porta il Decimo Dottore e Martha Jones sull’astronave Castor, che apparentemente è deserta. Esplorandola si rendono conto che si tratta di una vecchia nave prigione che ormai sembra in disuso ed è alla deriva nello spazio. Nonostante ciò, percorrendo quello che sembra un normale corridoio a un certo punto si trovano una una foresta.

Cercando di capire dove siano finiti, il Dottore e Martha scoprono che nell’area c’è un villaggio abitato da persone che non hanno idea dell’esistenza dell’astronave Castor. In compenso, nel villaggio i bambini hanno cominciato a scomparire e alcune profezie promettono distruzione.

“Wooden Heart” fa parte di una collana di romanzi connessi alla nuova serie di “Doctor Who”. Essi sono orientati ad un ampio pubblico essendo abbastanza lineari da essere apprezzati anche da lettori molto giovani ma abbastanza sofisticati da poter interessare anche lettori più maturi.

La maggior parte delle avventure di “Doctor Who” comincia sulla Terra o con il Dottore che arriva su un altro pianeta ma occasionalmente il Tardis trova qualcos’altro. In “Wooden Heart” si tratta di un’astronave alla deriva nella quale non vengono rilevati segni di vita. Ovviamente il Dottore è subito incuriosito e vuole indagare.

Il colpo di scena fondamentale nel romanzo avviene presto, quando il Dottore e Martha Jones stanno esplorando l’astronave Castor per capire perché sia alla deriva e improvvisamente il corridoio viene sostituito da una foresta. Quell’evento introduce un mistero ancora più grande perché i viaggiatori devono capire dove sono finiti e nel villaggio presente nella foresta ci sono grossi problemi.

La trama finisce per includere una serie di misteri visto che è partita con quello riguardante l’astronave Castor per poi passare a quelli del villaggio con bambini che hanno cominciato a scomparire e le profezie di distruzione. Gli abitanti del villaggio non sanno cosa fare perciò il Dottore e Martha cercano di aiutarli ma sembra che ogni scoperta sul villaggio, sui suoi abitanti e sulla foresta non faccia altro che rendere il mistero più fitto.

In realtà per i lettori che hanno già una certa esperienza nel campo della fantascienza è piuttosto facile capire il senso di almeno parte degli eventi del romanzo. Le storie di questi libri di “Doctor Who” non sono complesse e tendono a usare elementi narrativi ben conosciuti per non doverli spiegare in dettagli in modo da usare la loro lunghezza limitata per sviluppare le trame.

Secondo me la storia è comunque gradevole perché molti dettagli connessi ai vari misteri vengono rivelati pian piano e ciò permette di capire meglio cosa stia succedendo. È anche un modo per mantenere l’interesse del lettore anche quando ha capito cosa c’è dietro l’esistenza della foresta e dei suoi abitanti.

Ciò è importante anche perché inizialmente gli abitanti del villaggio con cui il Dottore e Martha Jones interagiscono sembrano costruiti su banali stereotipi ma alla fine si scopre che il motivo non è pigrizia da parte dell’autore Martin Day ma c’è una spiegazione connessa ai vari misteri.

Per quanto riguarda i protagonisti, il Decimo Dottore è soddisfacente e leggendo il romanzo potevo sentire nella mia mente la voce di David Tennant recitare i suoi dialoghi mentre ho varie perplessità riguardo a Martha Jones. Mi viene il dubbio che l’autore non avesse raccolto abbastanza informazioni sui di lei per riprodurla adeguatamente nella storia o che addirittura l’abbia scritta pensando a Rose Tyler. Il dialogo alla fine del romanzo tra il Dottore e Martha Jones è come minimo ambiguo.

Alla fine secondo me l’insieme di misteri apparentemente slegati ed eterogenei è la parte migliore di “Wooden Heart”, soprattutto per come l’autore finisce per mettere tutto assieme. È un romanzo tutt’altro che perfetto ma complessivamente mi è parso divertente perciò potrebbe piacere ai fan di “Doctor Who”.

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