Gli incappucciati d’ombra di Edmond Moore Hamilton

Gli incappucciati d'ombra di Edmond Moore Hamilton
Gli incappucciati d’ombra di Edmond Moore Hamilton

Il romanzo “Gli incappucciati d’ombra” (“The Haunted Stars”) di Edmond Moore Hamilton è stato pubblicato per la prima volta nel 1960. In Italia è stato pubblicato da Mondadori nei nn. 331 e 671 di “Urania”, nel n. 65 dei “Classici Urania” e all’interno del n. 95 di “Millemondi” (“Trilogia delle stelle”) nella traduzione di Bianca Russo.

Robert Fairlie è un esperto di lingue antiche che pensa di essere in procinto di iniziare un nuovo studio accademico. Solo durante il viaggio, gli viene rivelato che i suoi servigi sono necessari per tradurre un linguaggio presente in rovine scoperte sulla Luna di una base risalente a 30.000 anni prima.

Il lavoro di Robert Fairlie e degli altri esperti sembra impossibile perché non hanno punti di riferimento per capire quell’antica civiltà. Tuttavia, un’intuizione porta Fairlie a vedere similitudini tra la lingua usata dagli abitanti dell’antica base lunare e il sumero. Comprendere quella lingua vuol dire riscoprire tecnologie avanzatissime ma anche una guerra contro un nemico potentissimo.

Edmond Moore Hamilton è stato un maestro della space opera classica. Nell’ultima fase della sua carriera raggiunse la maturità artistica, anche grazie a una collaborazione anche professionale con la moglie Leigh Brackett. “Gli incappucciati d’ombra” è una delle opere in cui l’autore mostra quella maturità offrendo uno sviluppo più profondo di temi tipici della space opera con basi di fantascienza archeologica.

“Gli incappucciati d’ombra” è ambientato nel 1965, in quello che per Edmond Moore Hamilton era un futuro prossimo. Vi mescola elementi di quella che era la reale situazione mondiale, in particolare la Guerra Fredda, con progressi fantascientifici come viaggi sulla Luna che mostrano ancora l’ottimismo della fantascienza dell’epoca.

Il protagonista Robert Fairlie è un linguista, non certo l’eroe senza macchia e senza paura di tante space opera classiche. Lo stesso vale per i suoi colleghi e per gli altri membri del progetto che ha lo scopo di studiare le rovine scoperte nel cratere Gassendi sulla Luna. Sono uomini normali, con i loro pregi e i loro difetti che Edmond Moore Hamilton usa per creare una trama che va ben oltre la semplice avventura.

La situazione sulla Terra rimane sullo sfondo ma la Guerra Fredda e il pericolo che i sovietici riescano a comprendere per primi le tecnologie scoperte sulla Luna è molto sentito. Allo stesso tempo, c’è una contrapposizione tra la visione prudente del capo del progetto Nils Christensen, che vuole capire bene le conseguenze delle scoperte del suo gruppo, e Glenn DeWitt, che ha trascorsi militari ed è ossessionato dalla possibilità di riprodurre armi che possano dare agli americani un vantaggio sui sovietici.

Robert Fairlie tenta di decifrare l’antica lingua e il suo lavoro viene usato da Edmond Moore Hamilton soprattutto per raccontare le sue reazioni emotive agli eventi. Il suo compito sembra impossibile ma ben prima di trovare la chiave per capire l’antica lingua viene come ipnotizzato mentre ascolta una canzone da un’antica registrazione trovata tra le rovine della base lunare. Le sue emozioni sono ancor più complesse quando deve affrontare le conseguenze delle sue scoperte, soprattutto quelle etiche e morali legate alle tecnologie che sono state riscoperte dal progetto.

L’insieme degli elementi de “Gli incappucciati d’ombra” offre una storia suggestiva in cui Edmond Moore Hamilton mostra anche i lati oscuri dell’umanità, ricollegandosi anche alla Guerra Fredda. Gli spunti di riflessione che stimola rimangono perfettamente validi e forse aumentano ancora di importanza a causa dello sviluppo di modo più efficienti per uccidere altri esseri umani. Per questi motivi è un classico della fantascienza che secondo me a distanza di decenni è ancora da leggere.

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