Star Trek: Discovery – Un obolo per la Charon

Saru (Doug Jones) e Michael Burnham (Sonequa Martin-Green) in Un obolo per la Charon (Immagine cortesia CBS / Netflix)
Saru (Doug Jones) e Michael Burnham (Sonequa Martin-Green) in Un obolo per la Charon (Immagine cortesia CBS / Netflix)

“Un obolo per la Charon” (“An Obol for Charon”) è il quarto episodio della seconda stagione della serie “Star Trek: Discovery” e segue “Punto di luce“.

Nota. Quest’articolo contiene spoiler su “Un obolo per la Charon”.

Numero Uno (Rebecca Romijn) arriva sulla USS Discovery per aggiornare il Capitano Christopher Pike (Anson Mount) sui lavori in corso per riparare la USS Enterprise ma anche per portargli le informazioni che ha trovato su Spock, in particolare una pista da seguire. La USS Discovery è sulla rotta per seguire la rotta di Spock ma viene fermata da un’entità sconosciuta, molto potente e antica, che attacca i sistemi interni mentre anche Saru (Doug Jones) comincia a soffrire seri problemi di salute.

Nella tradizione degli antichi Greci, successivamente adottata dai Romani, una moneta veniva posta sulla bocca del defunto o al suo interno come obolo per Caronte (Nota. Il traduttore italiano non ha capito il riferimento per cui il titolo italiano non ha senso). È appropriato in un episodio in cui la morte è un tema fondamentale.

“Un obolo per la Charon” continua la scelta di mescolare una serie di sottotrame ma a volte ciò finisce per farlo in maniera un po’ confusa, saltando da una sottotrama all’altra in un modo che mi è parso poco equilibrato in termini di ritmo con effetti sull’elemento drammatico, che ha anche altri problemi.

Spock continua a essere una presenza nella stagione senza mai apparire ma Numero Uno, il primo ufficiale della USS Enterprise, ha usato metodi che è meglio che il Capitano Christopher Pike non conosca per trovare una pista che potrebbe portare a lui. La parte iniziale dell’episodio sa di già visto, con un’entità aliena in parte organica e in parte inorganica che ferma la Discovery e comincia a creare seri problemi ai sistemi di bordo, a cominciare dal traduttore universale. Alla fine secondo me è interessante per le ramificazioni che ha nelle altre sottotrame.

Continua la storia del guardiamarina Sylvia Tilly (Mary Wiseman) e del suo collegamento alla creatura miceliare, che in quest’episodio include non solo Paul Stamets (Anthony Rapp) ma anche Jett Reno (Tig Notaro). È un altro capitolo di una sottotrama che avrà ulteriori sviluppi: in questo caso, tra le altre cose ha offerto alcuni spunti per parlare di inquinamento, il problema è che finisce per essere un tema solo accennato in un episodio con così tanti elementi. C’è di positivo che Tilly guadagna dei punti per i suoi gusti musicali.

Alla fine, la sottotrama collegata a Saru è secondo me quella più importante. Saru mi pare il migliore personaggio della serie perciò sono sempre felice quando ha un po’ di spazio. In “Un obolo per la Charon” la sua condizione porta a un crescendo drammatico ma fin dall’inizio temevo che ci fosse la fregatura e il modo in cui la situazione è terminata è del tipo che mi fa sentire fregato. Posso perdonare almeno in parte questa scelta se ci saranno ulteriori sviluppi interessanti per Saru.

“Un obolo per la Charon” continua una certa tendenza a puntare su colpi di scena e momenti drammatici per coprire qualche difetto e un po’ di caos negli intrecci delle sottotrame sviluppate negli episodi. Complessivamente ne vedo più i pregi che i difetti solo grazie a Saru e spero che la mano di Alex Kurtzman come showrunner porti maggiore armonia nei prossimi episodi.

Numero Uno (Rebecca Romijn) e il Capitano Christopher Pike (Anson Mount) in Un obolo per la Charon (Immagine cortesia CBS / Netflix)
Numero Uno (Rebecca Romijn) e il Capitano Christopher Pike (Anson Mount) in Un obolo per la Charon (Immagine cortesia CBS / Netflix)

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