Una celebrazione per Colossus, il primo computer elettronico

Colossus Mark II durante l'utilizzo
Colossus Mark II durante l’utilizzo

Il 5 febbraio 2014, in occasione del settantesimo anniversario dell’attivazione del computer Colossus, al National Museum of Computing a Bletchley Park si è riunito un gruppo di veterani che nel corso della II Guerra Mondiale lavorarono alla decodifica dei messaggi cifrati nazisti. Il primo computer elettronico della storia è stato celebrato anche riproducendo il processo di decodifica dall’intercettazione alla decifrazione utilizzando una riproduzione di Colossus.

La storia della macchina tedesca Enigma e del lavoro fatto dai britannici per decifrarne i messaggi cifrati è piuttosto conosciuta. Tuttavia, i nazisti avevano un altro codice criptografico generato dalla macchina Lorenz SZ40/42 che per molti mesi i britannici non riuscirono a decifrare perché per l’epoca era molto sofisticato.

Nel 1941 però un messaggio cifrato non venne ricevuto correttamente in una trasmissione tra Atene e Vienne. Ne venne quindi richiesta la ripetizione, che venne effettuata senza cambiare i settaggi della codifica con solo alcune modifiche nel messaggio. L’intercettazione delle due copie del messaggio da parte dei britannici fornì al criptoanalista John Tiltman e al matematico Bill Tutte indizi fondamentali sulla struttura della macchina Lorenz SZ40/42.

Un lungo lavoro, basato anche su concetti teorici e pratici sviluppati dal grande Alan Turing nella decifrazione dei messaggi della macchina Enigma, portò allo sviluppo di un computer più avanzato, Colossus. Era il primo computer ad utilizzare valvole termoioniche in una grossa apparecchiatura che complessivamente pesava circa 5 tonnellate e misurava 2,1 x 5,1 x 3,3 m.

Colossus Mark 1 venne testato l’8 dicembre 1943 con risultati soddisfacenti. Venne quindi smontato e inviato a Bletchley Park, dove venne riassemblato. Il 5 febbraio 1944 venne attivato e usato per la prima volta per la decodifica di un messaggio. Il tempo impiegato per riconoscere i settaggi della codifica usata per il messaggio poteva raggiungere le quattro ore.

A quel punto, una versione ancor più avanzata del Colossus, il Mark 2, venne assemblata e un totale di dieci computer venne costruita e utilizzata fino alla fine della II Guerra Mondiale. Una volta terminato il loro uso bellico, quasi tutti vennero smantellati eccetto due, che vennero trasferiti al GCHQ (Government Communications Headquarters) e il progetto rimase top secret per molti anni, tanto che i progetti vennero distrutti. È per questo motivo che per decenni il computer americano ENIAC venne considerato il primo computer elettronico.

Nonostante tutto, quando la storia del progetto Colossus divenne conosciuta, risultò che c’erano informazioni sufficienti, soprattutto grazie alle note degli ingegneri che l’avevano progettato, per costruirne uno. Il 15 novembre 2007 una replica funzionante di un Colossus Mark II venne rivelata al pubblico del National Museum of Computing, dov’è ora in esibizione e dove il settantesimo anniversario della sua attivazione è stato celebrato.

L’uso dei computer per decifrare i messaggi nazisti diede agli Alleati un fondamentale vantaggio strategico. Senza di essi la guerra sarebbe stata più lunga e il suo esito incerto. Oggi non ci sono più segreti attorno ad essi perciò possiamo celebrarli assieme alle persone che li hanno progettati e li hanno fatti funzionare dopo che per decenni i loro nomi sono stati conosciuti solo da pochissimi.

La storia di Colossus è stata raccontata ad esempio nel saggio “Colossus: Bletchley Park’s Greatest Secret”, disponibile su Amazon.

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