Google contro i “patent troll”

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Google, in collaborazione con altre aziende come BlackBerry, EarthLink e Red Hat, ha sottoposto alla Federal Trade Commission (FTC) e al Dipartimento di Giustizia (DoJ) una serie di commenti. La richiesta è quella di una maggior vigilanza contro il fenomeno del “patent trolling”, ovvero l’uso dei brevetti al solo scopo di limitare la concorrenza e di ottenere soldi tramite azioni legali o tramite accordi che seguono minacce di tali azioni.

Le leggi americane permettono di brevettare non solo tecnologie materiali ma anche il software e concetti più astratti. Ad esempio, nel processo che nei mesi scorsi ha viste protagoniste Apple contro Samsung uno dei punti dell’accusa riguardava anche la presunta copia degli angoli smussati di alcuni dispositivi, un elemento sottoposto a brevetto.

Negli ultimi anni c’è stata una sorta di corsa alle armi nel campo della tecnologia e molte aziende hanno utilizzato brevetti per attaccare concorrenti. Alcune pratiche sono però ancora peggiori, ad esempio quando aziende vengono minacciate di denuncia per presunte violazioni di brevetti al solo scopo di raggiungere accordi extra-giudiziali. Ad esempio Microsoft guadagna molti soldi da Android grazie agli accordi fatti con produttori di dispositivi che utilizzano questo sistema operativo.

Un’altra pratica che è diventata di moda è quella della privatizzazione dei brevetti. In sostanza, un’azienda vende le licenze sui suoi brevetti ad altre aziende, le quali li utilizzano solo per denunciare altre aziende o almeno minacciare di denunciarle per presunte violazioni di alcuni di quei brevetti.

In particolare le piccole aziende sono vulnerabili perché non possono permettersi costose cause legali. Anche grosse aziende decidono spesso di accettare di pagare licenze d’uso dei brevetti che sono accusate di violare piuttosto che affrontare cause lunghe, costose e dall’esito incerto.

Attorno a tali pratiche c’è un giro di soldi che è diventato enorme, essendo stato stimato in ben 30 miliardi di dollari l’anno. Questi costi sono inevitabilmente scaricati sui consumatori dalle aziende che devono pagarli mentre i patent troll spesso si limitano ad agire come parassiti. Le aziende specializzate in tali pratiche infatti non vendono prodotti ma si limitano a guadagnare tramite il patent trolling.

Google e i suoi alleati fanno notare che la situazione che si è creata non fa che limitare le possibilità di ricerca e sviluppo, ancora a danno dei consumatori. In particolare nei settori tecnologici, i danni all’innovazione provocano danni all’economia in generale ostacolando lo sviluppo di aziende che potrebbero creare sviluppo e posti di lavoro.

Si tratta di una situazione complicata e per risolvere il problema del patent trolling sarebbero necessarie varie modifiche alle leggi americane sui brevetti. Non sarà facile, proprio perché molte aziende guadagnano e limitano i loro concorrenti grazie a questa situazione. D’altra parte, non fare nulla vuol dire rischiare di limitare pesantemente lo sviluppo tecnologico.

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