Specie immortale di Colin Wilson

Specie immortale di Colin Wilson
Specie immortale di Colin Wilson

Il romanzo “Specie immortale”, conosciuto anche come “La pietra filosofale” (“The Philosopher’s Stone”) di Colin Wilson è stato pubblicato per la prima volta nel 1969. In Italia è stato pubblicato come “La pietra filosofale” da MEB nel n. 6 di “SAGA” e come “Specie immortale” da Mondadori nel n. 1404 di “Urania” e nel n. 152 di “Urania Collezione” nella traduzione di Teobaldo Del Tanaro. Quest’ultima edizione è anche disponibile in formato Kindle su amazon Italia e Amazon UK e in formato ePub su IBS.

Howard Lester è solo un ragazzino quando incontra Sir Alastair Lyell e scopre di condividere con lui una grande passione per le scienze e per la musica. Ben presto, Lyell diventa come un secondo padre per il ragazzo, che vive più con lui che con la sua famiglia.

Quando il suo mentore muore, Howard contatta la sua famiglia e finisce per entrare in contatto con altre persone che espandono i suoi interessi. Dopo aver trascorso molto tempo studiando il problema della longevità, comincia a indagare nell’espansione delle capacità mentali. Col passare degli anni, assieme al collega Henry Littleway effettua vari esperimenti ma scopre anche l’esistenza degli Anziani e i possibili pericoli che derivano da essi.

Colin Wilson è stato un autore che ha avuto una carriera piuttosto unica. Diventò famoso prima come filosofo pur essendo fondamentalmente autodidatta e successivamente anche come romanziere. Scrisse anche opere dedicate al misticismo e al paranormale e a volte i confini tra le sue attività sono difficili da stabilire.

Il romanzo “Specie immortale” è il tipico caso in cui Colin Wilson utilizza la narrativa per esprimere i suoi concetti filosofici. Esso infatti racconta attraverso una sorta di diario del protagonista una ricerca che in origine ha lo scopo di indagare sulla longevità che poi si espande per concentrarsi sulle capacità mentali.

Molte basi iniziali della ricerca del protagonista sono reali e soprattutto nella prima parte del romanzo vengono citati veri scienziati e filosofi. Andando avanti con il romanzo, Colin Wilson fa sempre più ricorso a speculazioni azzardate includendo anche molti elementi di fantarcheologia e opere di narrativa spacciate per verità.

I confini tra scienza, filosofia, pura speculazione e fantascienza diventa a volte difficile da trovare, anche perché Colin Wilson entra nella meta-narrativa. Ad esempio, cita il manoscritto Voynich, un codice del XV secolo realmente esistente che nessuno è ancora riuscito a decifrare ma anche H.P. Lovecraft e il Necronomicon.

Si può dire che l’espansione delle capacità mentali ottenuta dal protagonista va di pari passo con l’espansione di speculazioni ed elementi fantascientifici. Grazie alle basi iniziali reali, ciò che viene dopo diventa quasi plausibile. I collegamenti tra Stonehenge, Chichen Itza sembrano quasi sensati e i Grandi Antichi di Lovecraft, fortemente collegati con gli Anziani di Wilson, sembrano quasi una possibilità concreta.

Il problema fondamentale di “Specie immortale” secondo me è che è troppo un saggio di speculazioni filosofiche e troppo poco un romanzo. La trama è una scusa per seppellire il lettore sotto una marea di citazioni di filosofi, scienziati di vario tipo e anche musicisti usate, spesso con molti dettagli, da Colin Wilson per le sue tante speculazioni.

Per alcuni lettori questo modo di sviluppare “Specie immortale” può essere motivo di apprezzamento ma è il motivo per cui è un romanzo controverso. Molte speculazioni sono intriganti ma la quantità e il loro sviluppo può essere scoraggiante. Ad esempio, secondo me certe parti potevano benissimo essere lasciate fuori come ad esempio la digressione su Shakespeare.

Il risultato è un romanzo in cui il ritmo è lentissimo e i anche personaggi sono sacrificati in una storia totalmente orientata alle idee. La parte relativa agli Anziani, che secondo me era potenzialmente quella più suggestiva, arriva solo alla fine ed è breve nonostante il fatto che sia quella citata nelle sinossi di “Specie immortale”. Alla fine, è in parte un romanzo lovecraftiano scritto in uno stile completamente diverso da quello di Lovecraft.

Purtroppo Colin Wilson ha uno stile che sembra fatto apposta per togliermi il gusto di leggere le sue opere, soprattutto quelle pesanti dal punto di vista filosofico come “Specie immortale”. Non è un caso che le opinioni su questo romanzo siano molto contrastanti e per questi motivi lo consiglio solo a chi è interessato a storie fortemente orientate alle idee.

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