Il lander Philae si è addormentato sulla superficie della cometa 67P/Churyumov–Gerasimenko

Immagine panoramica dell'area della cometa 67P/Churyumov–Gerasimenko attorno al lander Philae (Immagine ESA/Rosetta/Philae/CIVA)
Immagine panoramica dell’area della cometa 67P/Churyumov–Gerasimenko attorno al lander Philae (Immagine ESA/Rosetta/Philae/CIVA)

Dopo il comprensibile entusiasmo provato mercoledi scorso per il successo del lander Philae con il suo atterraggio sulla cometa 67P/Churyumov–Gerasimenko, il team ha dovuto affrontare la dura realtà. L’area in cui era finito non era quella prevista e lì riceveva molta meno luce del previsto. La conseguenza è che le sue batterie si sono esaurite poche ore fa facendolo entrare in ibernazione. Prima però è riuscito a lavorare per qualche ora e a trasmettere molti dati.

Tutto ciò è successo perché il sistema di arpioni che doveva ancorare Philae al suolo non ha funzionato e le informazioni raccolte successivamente hanno permesso di stabilire che ha toccato il suolo per tre volte prima di stabilizzarsi. Gli strumenti funzionano ma Philae stava ricevendo molta meno luce solare del previsto con serie conseguenze sulle sue possibilità di avere energia per usare i suoi strumenti.

Inizialmente, il collegamento tra Philae e la sonda spaziale Rosetta era instabile ma successivamente è stato possibile per il lander trasmettere i primi dati. Le analisi hanno permesso di stabilire che Philae ha toccato il suolo alle 15:34, 17:25 e 17:32 GMT. Il primo tocco è avvenuto entro l’area prevista, chiamata Agilkia, ma poi il lander è rimbalzato allontanandosi, ha toccato il suolo per la seconda volta, è rimbalzato per un tempo molto più breve e finalmente si è posato stabilmente sulla superficie della cometa.

Quest’imprevisto ha causato due seri problemi. Innanzitutto, Philae è abbastanza stabile ma non c’è una chiara immagine del punto in cui si è fermato ed eventuali tentativi di spostarlo potevano peggiorarne la situazione. Nell’area che era stata scelta avrebbe ricevuto una buona quantità di luce per alimentarlo, in quella in cui è finito ne ha molto meno.

I dati raccolti da Philae possono essere inviati verso la Terra solo durante brevi periodi in cui Rosetta, che sta orbitando attorno alla cometa 67P/Churyumov–Gerasimenko, gli passa sopra. Ciò ha reso il lavoro scientifico ancor più difficile. Il team di Philae ha dovuto cominciare a prendere decisioni difficili fin dall’inizio per cercare di raccogliere più dati possibili nel breve tempo previsto prima dell’ibernazione.

L’attività del team Philae all’ESOC (European Space Operations Centre) è stata frenetica nel decidere come usare gli strumenti. Inizialmente, hanno deciso di limitare i rischi in termini di uso di energia ma il tempo è stato limitato. Nonostante i rischi sulla stabilità di Philae, è stato deciso di spostarlo usando le sue gambe per orientare uno dei suoi pannelli solari in maniera più favorevole. È stata usata anche la trivella perché l’analisi del suolo della cometa 67P/Churyumov–Gerasimenko è fondamentale nella missione.

Ieri era notte Rosetta è passata nuovamente sopra l’area in cui può comunicare con Philae. C’era il timore che il lander potesse aver già esaurito l’energia delle batterie, invece è riuscito a completare le rilevazioni programmate con i suoi strumenti e a trasmettere i risultati.

È possibile che Philae si risvegli se riceverà più luce. Potrebbe avvenire in qualsiasi momento, oggi o nei prossimi mesi quando la cometa 67P/Churyumov–Gerasimenko sarà più vicina al Sole ma dipende dall’illuminazione che riceverà l’area in cui è finito. La sonda spaziale Rosetta continuerà il suo lavoro dall’orbita e rimarrà pronta a captare qualsiasi segnale dovesse arrivare da Philae.

I lavori di Philae sono stati molto più brevi di quanto sperassero all’ESA ma il suo atterraggio è comunque riuscito perché gli ha permesso di compiere almeno per un po’ le ricerche scientifiche per cui è stato costruito. Ha perciò ragione Stephan Ulamec, il manager del team di Philae, a manifestare l’orgoglio del team per ciò che ha ottenuto.

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10 Comments


  1. Ad astra per aspera, non si può che procedere per approssimazioni successive.
    Anche il fallimento dell’ancoraggio è un’esperienza utile pro futuro.
    Non credo invece sia possibile riattivare Philae con un maggiore avvicinamento al sole. Una volta esaurite le batterie vanno depassivate e per fare ciò serve una fonte energetica esterna che era stata garantita da Rosetta.

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    1. Mah, sembra che qualche modo ci sia perché tutti sperano in un risveglio di Philae. Vedremo se arriveranno dall’ESA informazioni più precise sull’argomento.

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    1. Insomma, alla fine le batterie si possono ricaricare se sono abbastanza calde. Certo che nello spazio non è un problema da poco.

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