Il romanzo “La luna che uccide” (“The Killing Moon”) di N. K. Jemisin è stato pubblicato per la prima volta nel 2012. È il primo libro della serie Dreamblood. In Italia è stato pubblicato da Fanucci in “Narrativa” nella traduzione di Laura Scipioni.
Ehiru è considerato il migliore tra i Raccoglitori della città stato di Gujaareh ma quando viene incaricato di raaccogliere l’anima di uno straniero, qualcosa va storto. Lo straniero sostiene che c’è un complotto che ha infiltrato anche il tempio di Hetawa ed Ehiru perde la concentrazione. La conseguenza è che l’anima dello straniero viene distrutta.
L’Oratrice Sunandi è un’ambasciatrice della nazione di Kisua costretta a gestire una situazione che sta diventando sempre più complessa da sola dopo la morte del suo mentore. Le sue spie le rivelano che Eninket, il principe di Gujaareh, vuole cominciare una guerra contro Kisua e in città sembra esserci un Mietitore la cui presenza viene tenuta segreta.
N. K. Jemisin ha creato l’universo narrativo della serie Dreamblood ispirandosi a certi elementi soprannaturali della mitologia dell’antico Egitto. A Gujaareh viene praticata la narcomanzia, una forma di magia legata al mondo dei sogni, al servizio della dea Hananja. I Raccoglitori inviare le anime di chi muore nell’aldilà ottenendo il sangue onirico, che può essere usato per guarire dai Guaritori. Le persone giudicate in qualche modo corrotte vengono uccise da un Raccoglitore e ciò contribuisce a mentere la pace e l’ordine a Gujaareh.
La situazione a Gujaareh viene rivelata pian piano senza spiegoni bensì attraverso azioni e dialoghi dei personaggi. Si tratta del tipo di storia che richiede una certa pazienza per capire la società di Gujaareh e la sua religione tra mondo fisico e mondo dei sogni. Varie ramificazioni sviluppate nelle diverse classi di quella società sono anche al centro di sorprese e colpi di scena.
Le varie sottotrame includono molti eventi ma a volte il ritmo rallenta perché la narrazione si concentra maggiormente su interazioni tra personaggi. Ci sono parecchi personaggi e quelli importanti hanno almeno una caratterizzazione di buon livello. Vengono utilizzati anche per offrire diversi punti di vista su Gujaareh e su ciò che sta avvenendo nella città.
Ehiru è uno dei protagonisti e il suo punto di vista è cruciale nella trama perché è un Raccoglitore che opera nel mondo dei sogni e di conseguenza è al centro di alcuni eventi chiave. Si trova spesso a confrontarsi con altre persone al tempio, a cominciare dal suo apprendista Nijiri. Ciò viene usato da N. K. Jemisin per sviluppare i rapporti tra i personaggi, che spesso hanno diverse sfaccettature, e per offrire informazioni su quell’universo narrativo.
Nessuno dei protagonisti è perfetto e anzi ci sono occasioni in cui emergono limiti e difetti, che contribuiscono alle loro motivazioni. Spesso i personaggi hanno un passato difficile anche se per gli standard di N. K. Jemisin il livello di tragedia non è particolarmente pesante. Per questo motivo, in generale riescono a esprimere anche emozioni e sentimenti positivi.
Tutto ciò viene usato per creare una storia fantasy un po’ fuori dal normale. Per qualcuno che è alla ricerca di un’ambientazione che vada oltre le classiche situazioni di questo genere, ciò può costituire un elemento decisivo. Ci sono alcuni intrighi ma l’elemento magico-onirico permea tutta la storia dandole sfumature uniche.
Per chi cerca molta azione, “La luna che uccide” può risultare deludente. Per chi invece cerca la progressiva immersione in un universo narrativo fantasy, consiglio caldamente la lettura del romanzo di N. K. Jemisin perché vi troverà grandi soddisfazioni.