
Il romanzo “Il segno dei due mondi” (“A Trace of Memory”) di Keith Laumer è stato pubblicato per la prima volta nel 1962 a puntate sulla rivista “Amazing Stories” e nel 1963 come libro. In Italia è stato pubblicato da Mondadori nei nn. 337 e 691 di “Urania” e nel n. 102 dei “Classici Urania” nella traduzione di Bianca Russo e nel n. 236 di “Urania Collezione” in una nuova traduzione integrale di Fabio Feminò.
Quando Legion risponde a un’inserzione di lavoro, la sua speranza è di scroccare un pasto e un posto caldo dove dormire per una notte. Il misterioso ma ricco Foster sembra alla ricerca di una persona particolare e soprattutto si rivela un uomo decisamente fuori dal normale a cui manca una grossa parte delle memorie. Il fatto che abbia un libretto per gli appunto che sembra fatto di un materiale indistruttibile aggiunge un’altra stranezza.
Legion si ritrova coinvolto in una vicenda che diventa ancor più strana quando lui e Foster vengono attaccati da nemici sconosciuti e sono costretti a fuggire. Improvvisamente, Foster comincia a cambiare aspetto ringiovanendo notevolmente e allo stesso tempo perdendo la memoria.
Alla fine degli anni ’50, Keith Laumer aveva cominciato una carriera come scrittore di fantascienza. “Il segno dei due mondi” è uno dei suoi primi romanzi e include diverse caratteristiche di varie sue opere avventurose con un protagonista solitario. In questo caso si tratta di Legion, un uomo con un passato complicato e un presente difficile che cerca un lavoro e trova molto più di quanto si aspettasse.
Il romanzo è breve per gli standard odierni perciò ha un ritmo molto rapido con continui colpi di scena in cui Legion scopre qualche nuova stranezza legata a Foster o deve affrontare qualche nuovo pericolo. Nella parte iniziale del romanzo, questi due elementi sono molto legati. Il protagonista è l’unico personaggio presente in praticamente tutta la storia mentre gli altri vanno e vengono o cambiano, come Foster.
Tutto ciò non lascia spazio per un decente sviluppo dei personaggi, che risultano stereotipati. Non aiuta il fatto che la storia, a parte un brevissimo prologo, sia narrata in prima persona da Legion, che non ha certo il tempo per fare analisi psicologiche di tutte le persone che incontra. Solo Foster è oggetto del suo interesse, soprattutto dopo che si rende conto che è ben più che un anziano un po’ fuori di testa.
La prima parte del romanzo è secondo me la più intrigante proprio perché Legion deve affrontare i misteri legati a Foster, ai suoi cambiamenti con perdita di memoria e ai misteriosi nemici che vogliono ucciderlo. In questa parte c’è anche un elemento di fantascienza archeologica che rende la storia più suggestiva.
La seconda parte mi è parsa più banale, anche se Legion deve ancora risolvere alcuni misteri. Ciò soprattutto perché l’azione diventa centrale e un po’ ripetitiva. Legion entra in modalità commando per superare una serie di situazioni potenzialmente mortali in un’ambientazione che diventa quasi fantasy.
Keith Laumer mette tante idee nel romanzo ma solo alcune vengono sviluppate adeguatamente. Oggi come minimo scriverebbe due libri per un totale di almeno un migliaio di pagine per raccontare la stessa storia. Questo mi sembra uno dei casi in cui una maggior lunghezza potrebbe aiutare lo sviluppo delle idee, se ben gestito.
Certamente, “Il segno dei due mondi” mantiene viva l’attenzione del lettore fino alla fine grazie alle situazioni sempre diverse che Legion deve affrontare. Se vi piace la fantascienza vecchio stile, basata su avventure e sense of wonder, ve ne consiglio la lettura.