La città dell’orca di Sam J. Miller

La città dell'orca di Sam J. Miller (edizione britannica)
La città dell’orca di Sam J. Miller (edizione britannica)

Il romanzo “La città dell’orca” (“Blackfish City”) di Sam J. Miller è stato pubblicato per la prima volta nel 2018. Ha vinto il John W. Campbell Memorial Award come miglior romanzo dell’anno. In Italia è stato pubblicato da Zona 42 nella traduzione di Chiara Reali.

Quando l’orcamante arriva a Qaanaaq su un catamarano trainato da un’orca e con un orso polare al guinzaglio, diventa il centro dell’attenzione di tutta la popolazione cittadina. Come tante altre famiglie, la sua si era dispersa in seguito alle guerre climatiche e una pista l’ha portata in quello che è considerato uno degli ultimi baluardi della civiltà.

Tra gli argomenti delle discussioni sull’orcamante ci sono le vecchie storie su una tecnologia che permetteva di creare un legame mentale tra una persona e un animale. In una città colpita da vari problemi tra cui la nuova malattia conosciuta come il frantumo, un evento come l’arrivo della donna genera ulteriore caos.

La cosiddetta fantascienza climatica non è nuova ma negli ultimi anni è diventata quasi un sottogenere a sé nonostante la tendenza a essere legata alla distopia. Ciò perché è in qualche modo una versione aggiornata ai tempi odierni della vecchia letteratura catastrofica, che nel corso del tempo si è evoluta per raccontare i possibili pericoli particolarmente sentiti nei vari periodi.

“La città dell’orca” offre una visione di un futuro fin troppo realistico, anche perché non troppo remoto. Si tratta di un futuro che segue la catastrofe ecologica e le conseguenti guerre scoppiate per accaparrarsi le risorse rimaste. Nel corso del romanzo, vengono fornite qua e là varie informazioni sulle conseguenze della crescita dei livelli dei mari sulle città costiere, in particolare su New York. C’è una catastrofe ecologica alla quale segue una catastrofe sociale.

Il romanzo segue i punti di vista di vari personaggi ma la vera grande protagonista è Qaanaaq, una città costruita su una grande piattaforma marina nel circolo polare artico. Per certi versi baluardo della civiltà umana, ne mantiene anche i difetti e col passare del tempo i problemi cominciano a metterne in pericolo la sopravvivenza.

La popolazione di Qaanaaq è formata solo in piccola parte da persone che sono riuscite a mantenere la loro ricchezza materiale, che includono i proprietari delle abitazioni cittadine. Nonostante la catastrofe, ci sono ancora persone che mantengono la loro posizione privilegiata ma sono anche le persone considerate responsabili del disastro ambientale perciò cercano di nascondere la loro ricchezza per evitare ulteriori rischi alla loro incolumità.

La maggior parte degli abitanti di Qaanaaq si arrangia come può e tra i problemi c’è anche quello dei continui arrivi di nuove persone in cerca di una speranza di vita. Il tema dell’immigrazione è importante, con rifugiati in fuga da catastrofi causate dai cambiamenti climatici e dalle guerre che li hanno seguiti.

Sam J. Miller sviluppa i personaggi importanti assieme a una trama sofisticata con forti elementi politici e sociali. Allo stesso tempo, ne “La città dell’orca” la componente scientifica e tecnologica è importante tra echi di cyberpunk, nanotecnologie, sostenibilità e altro ancora. Ciò conferma che non sempre c’è una distinzione netta tra i due modi di vedere la fantascienza.

“La città dell’orca” mostra in modo brutale e realistico in modo inquietante le conseguenze di certi comportamenti umani. Per questo motivo non può piacere ai conservatori che vorrebbero continuare lo sfruttamento delle risorse planetarie in modo insostenibile. L’inclusione di personaggi importanti dell’area LGBT+ sembra un ulteriore schiaffo a questo tipo di persone. Secondo me, è un romanzo da leggere per i tanti spunti di riflessione che offre su situazioni politiche e sociali che avranno conseguenze negative a lungo termine se continueranno a essere importanti quanto lo sono attualmente.

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