Lo studio genetico di microrganismi scoperti negli ultimi anni espande l’albero della vita

L'albero della vita (Immagine Laura Hug et al.)
L’albero della vita (Immagine Laura Hug et al.)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature Microbiology” descrive una ricerca genetica che offre una visione più ampia dell’albero della vita. Un team di ricercatori dell’Università della California a Berkeley guidati da Laura Hug, che ora lavora alla facoltà di biologia dell’Università di Waterloo, nell’Ontario, in Canada, ha costruito un nuovo albero della vita che mostra una diversità formata per due terzi da batteri e Archea.

Negli ultimi vent’anni circa, con la crescente possibilità di effettuare analisi genetiche, le ricerche sull’albero della vita e sulle parentele tra i vari organismi ha fatto enormi progressi. La scoperta di organismi molto diversi da quelli conosciuti ha espanso molto l’albero della vita conosciuto solo pochi decenni fa rendendolo decisamente più complesso. Questa nuova ricerca suggerisce una diversificazione ancor maggiore del previsto tra i microrganismi.

I ricercatori hanno analizzato il DNA di oltre 1000 nuovi microrganismi da loro scoperti negli ultimi 15 anni e di altri rappresentanti dei vari generi tassonomici per i quali erano disponibili genomi completi per un totale di 3083 organismi. Essi rappresentano i tre domini della vita: eucarioti, batteri e Archea. Solo nel 1977 i biologi hanno aggiunto il dominio Archea quando i loro strumenti sono diventati abbastanza sofisticati da permettere loro di rendersi conto che le caratteristiche di questi microrganismi erano ben diverse da quelle dei batteri.

Quest’estensione dell’albero della vita è merito dei tanti microrganismi scoperti dai ricercatori di Berkeley. Essi sono stati trovati in una gran varietà di ambienti diversi, dalle sorgenti calde del parco nazionale di Yellowstone, negli USA, al deserto dell’Atacama in Cile. Una nuova specie è stata trovata addirittura nella bocca di un delfino.

Un grosso ramo aggiunto all’albero della vita, per ora chiamato solo con la vaga espressione “candidate phyla radiation”, è costituito solo da batteri che vivono in simbiosi. Dal punto di vista genetico, questi batteri sembrano costituire circa metà della diversità evolutiva dei batteri. Isolare organismi che vivono in simbiosi con altre specie per analizzare il loro DNA è stata un’impresa complicata e proprio per questo saranno necessarie altre ricerche per verificare che non ci siano genomi che in realtà sono il frutto di contaminazioni.

I risultati di questa ricerca sono di una tale portata che possono costituire un punto di partenza per una nuova fase nelle ricerche genetiche. Questo nuovo albero della vita sta ancora crescendo ed è impossibile dire quanti studi potranno essere effettuati sugli strani microrganismi scoperti e quali conseguenze avranno sulle nostre conoscenze biologiche.

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