Un modulo gonfiabile per la Stazione Spaziale Internazionale

Modello del Complesso Spaziale Alpha di Bigelow Aerospace (Immagine NASA/Bill Ingalls)
Modello del Complesso Spaziale Alpha di Bigelow Aerospace (Immagine NASA/Bill Ingalls)

La settimana scorsa la NASA ha siglato un contratto da 17,8 milioni di dollari con Bigelow Aerospace per costruire il Bigelow Expandable Activity Module (BEAM), un modulo gonfiabile da sperimentare in orbita collegato alla Stazione Spaziale Internazionale. Pochi giorni dopo è stata tenuta una conferenza stampa in cui Robert Bigelow, fondatore e presidente dell’azienda, ha discusso i suoi piani.

Il modulo BEAM è un’evoluzione del progetto TransHab della NASA, che negli anni ’90 cominciò a sviluppare una tecnologia per la creazione di habitat espandibili da gonfiare nello spazio. L’idea era di usare moduli di questo tipo per sostituire il modulo abitativo della Stazione Spaziale Internazionale e possibilmente in un veicolo per portare esseri umani su Marte. Un modulo di quel tipo sarebbe molto compatto quando sgonfio e quindi più facile da lanciare nello spazio, dove verrebbe gonfiato.

Nel 2000, dopo ritardi nello sviluppo e a causa dei costi crescenti, il Parlamento americano ordinò la cessazione dei lavori del progetto TransHab. Bigelow Aerospace acquistò i diritti sui brevetti sviluppati dalla NASA e riprese le ricerche per produrre un modulo utilizzabile con l’idea di utilizzarne alcuni per costruire una stazione spaziale commerciale nel prossimo futuro.

Nel 2010, la NASA riconsiderò l’idea di creare moduli gonfiabili e ciò ha portato alla collaborazione attiva con Bigelow Aerospace. Il piano è di lanciare il modulo BEAM nel corso dell’ottava missione della navicella SpaceX Dragon verso la Stazione Spaziale Internazionale, prevista per il 2015.

Una volta arrivato in orbita, il modulo BEAM dovrebbe essere installato utilizzando il braccio robotico. Una volta collegato alla stazione, il modulo verrà pressurizzato e a quel punto potranno cominciare i test, che dureranno due anni. Oltre all’ovvia verifica della resistenza, verranno effettuati controlli sulla temperatura interna e sulle radiazioni che vi penetreranno, confrontando i loro valori assoluti e i cambiamenti nel tempo con gli stessi misurati negli altri moduli della stazione.

A prima vista, la tecnologia del moduli BEAM può sembrare meno sicura rispetto a quella dei moduli tradizionali in alluminio. In realtà, bisogna considerare che la flessibilità non implica automaticamente la fragilità. Il modulo BEAM ha una “pelle” composta da vari strati di materiali diversi tra cui il Kevlar, quello utilizzato per i giubbotti antiproiettile tanto per capirci.

Nel 2006 e 2007 Bigelow Aerospace aveva lanciato in orbita due prototipi chiamati Genesis I e Genesis II, tuttora integri. Se il modulo BEAM supererà i test di utilizzo sulla Stazione Spaziale Internazionale, l’azienda potrà cominciare a costruire il Complesso Spaziale Alpha, una stazione spaziale commerciale, ma anche lo Skywalker, un hotel in orbita. Se questi progetti procederanno davvero, si tratterà di un ultriore passo avanti per i viaggi spaziali commerciali.

[ad name=”eBayScienze300″]

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *