Il satellite tedesco ROSAT è precipitato nel sud-est dell’Asia

Concetto artistico del satellite ROSAT (Immagine NASA)
Concetto artistico del satellite ROSAT (Immagine NASA)

Il satellite ROSAT (Röntgensatellit, chiamato così in onore dello scopritore dei raggi X Wilhelm Röntgen) era un satellite tedesco con un telescopio a raggi X costruito in collaborazione con U.S.A. e U.K. per studi di astrofisica sui buchi neri e le stelle di neutroni ma anche per una catalogazione delle fonti di raggi X nello spazio.

ROSAT venne lanciato il 1 giugno 1990 su un razzo Delta II partito da Cape Canaveral per una missione che doveva essere inizialmente di 18 mesi con la possibilità che arrivasse a 5 anni e alla fine arrivò a 8 anni. Il satellite cessò le sue operazioni il 12 febbraio 1999 in seguito ad un danno irreversibile subito dallo strumento HRI (High Resolution Imager). C’è il sospetto che il danno, causato da un errato puntamento dello strumento direttamente verso il Sole, sia stato il frutto di un sabotaggio dato che è stato collegato ad un cyber-attacco partito dalla Russia al Goddard Space Flight Center con l’intrusione in computer utilizzati per controllare vari satelliti. Ufficialmente però il danno al satellite non è stato attribuito agli intrusi.

Nel corso degli anni ROSAT ha perso quota finché ieri è precipitato nell’atmosfera, come è stato confermato da varie fonti. Come succede normalmente in questi casi, il satellite si è disintegrato in molti pezzi: la maggior parte si è polverizzata bruciandosi nell’atmosfera ma è possibile che alcuni pezzi più grandi abbiano raggiunto il suolo. Secondo le valutazioni effettuate, questi pezzi dovrebbero aver raggiunto una zona del sud-est dell’Asia, vicino alle coste del Myanmar ma forse anche in Cina.

Quasi esattamente un mese fa un altro satellite per la ricerca scientifica, l’Upper Atmosphere Research Satellite (UARS), era precipitato e ci erano voluti giorni per stabilire, pur senza grande precisione, dove i pezzi abbastanza grandi da non essere polverizzati fossero caduti. Ora la buona notizia è che la NASA ha dichiarato di non avere più grossi satelliti che precipiteranno a Terra per i prossimi 25 anni ma parecchie nazioni hanno lanciato satelliti nel corso degli anni e ci sono migliaia di rottami di varie dimensioni in orbita.

Nei giorni scorsi la DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency), l’agenzia americana che ha lo scopo di sviluppare nuove tecnologie per uso almeno inizialmente militare, ha proposto il Programma Phoenix, che ha lo scopo di sviluppare tecnologie che consentano di rivoluzionare la gestione dei satelliti in orbita con una notevole riduzione di costi.

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Il valore stimato dei satelliti in orbita geosincrona supera i trecento miliardi di dollari. Un satellite termina la sua utilità in seguito a guasti di gravità tale da impedire di continuarne l’utilizzo ma molti suoi componenti possono durare ancora molti anni. L’idea base del Programma Phoenix è quella di sviluppare robot che permettano di prelevare componenti di vecchi satelliti per riutilizzarli.

Lo sviluppo di questo programma porterebbe ad avere una nuova classe di mini satelliti che potrebbero essere inviati in orbita a costi molto ridotti rispetto a quelli odierni e lì connessi a componenti riciclati. Per mettere in pratica una tale idea saranno necessari vari sviluppi tecnologici e oggi come oggi sembra fantascientifica. D’altra parte cinquant’anni fa i primi passi di ARPANET, un altro progetto iniziato dalla DARPA, dovevano dare la stessa impressione eppure quella è stata la nascita di quello che oggi è Internet.

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