Vita con gli automi di James White

Vita con gli automi di James White
Vita con gli automi di James White

Il romanzo “Vita con gli automi” (“Second Ending”) di James White venne pubblicato per la prima volta sulla rivista “Fantastic” nel giugno e luglio 1961. Questo romanzo fu finalista al Premio Hugo 1962 nella categoria miglior romanzo dell’anno. È stato pubblicato in Italia da Mondadori nei nn. 309 e 651 della collana “Urania”, nel “Millemondiestate 2001” e nel n. 101 del giugno 2011 della collana “Urania Collezione”.

Ross ha un brusco risveglio dal Grande Sonno, una forma di animazione sospesa. Nell’ospedale in cui era stato ricoverato sembrano esserci solo robot e ben presto scopre che sono passati tre secoli ed è l’unico essere umano rimasto. La guerra atomica sembra aver portato alla sterilizzazione della Terra.

Cercando di superare momenti di disperazione, Ross istruisce i robot affinché cerchino in tutto il mondo nella speranza che qualche altro essere umano sia sopravvissuto come lui in animazione sospesa in un luogo scavato ad una profondità sufficiente per proteggerlo dalle radiazioni ma senza successo.

L’ultima speranza di Ross è quella di far rivivere la Terra ma per fare ciò deve riuscire a migliorare i robot pur non avendo reali conoscenze di cibernetica. Il suo obiettivo è a lunghissimo termine ma ciò lo costringe a rimanere in animazione sospesa per molti millenni prima di vedere qualche progresso.

James White è celebre soprattutto per la serie Stazione Ospedale, ambientata in un ospedale spaziale in cui vengono curati membri di varie specie con diverse necessità in termini di atmosfera e cibo. White era un pacifista e il suo sogno era di diventare medico ma aveva dovuto rinunciarvi perché la sua famiglia non aveva i soldi per permettergli di andare all’università. Di conseguenza fu quasi ovvio per lui scrivere racconti ambientati in un ospedale che vennero considerati il primo esempio di space opera pacifista in un periodo in cui i racconti di quel genere erano nella maggior parte dei casi di guerra.

“Vita con gli automi” contiene diversi elementi tipici di James White. Innanzitutto la prima parte è ambientata in un ospedale, anche se ormai a lavorarci sono rimasti solo i robot di servizio. Nel romanzo la Terra è stata devastata da una tale quantità di bombe atomiche che la superficie è stata sterilizzata. Anche i sopravvissuti che sono riusciti a rifugiarsi abbastanza in profondità da evitare livelli mortali di radiazioni hanno dovuto arrendersi al crollo della fertilità.

Nel 1961 la guerra atomica era una possibilità concreta e in “Vita con gli automi” James White descrive l’orrore di Ross quando scopre che anche le forme di vita microscopiche sono state eliminate in superficie dalle radiazioni. Per riportare il pianeta alla vita Ross deve usare le pochissime forme di vita sopravvissute per caso nelle profondità del sottosuolo.

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“Vita con gli automi” è anche una storia di robot. James White si ispira in parte ad Isaac Asimov perciò i suoi robot hanno lo scopo di prendersi cura degli esseri umani e nel romanzo Ross è l’ultimo della sua specie. Tuttavia White non ci offre androidi intelligentissimi col cervello positronico come Asimov, anzi i suoi robot sono piuttosto goffi e con capacità limitate. Parte della storia consiste negli sforzi di Ross di aumentare le capacità dei robot fino al punto in cui essi stessi diventano in grado di potenziare se stessi e di progettare modelli più avanzati.

L’infermiera con cui Ross interagisce nei suoi periodi di veglia è l’esempio dell’evoluzione dei robot tramite vari upgrade fino ad arrivare ad un livello imprevedibile. Anche quando non rimane più nulla del robot originale tuttavia il suo imperativo rimane quello di proteggere Ross quando si risveglia ancora una volta in un futuro remotissimo.

James White mette insieme i temi del nuovo inizio e del rapporto umani-robot per arrivare ad un finale particolare, forse un po’ ingenuo, certamente derivato dalla ricerca di un’utopia.

Nonostante l’enorme lasso di tempo che trascorre nel corso di “Vita con gli automi” la sua lunghezza è quella di un romanzo breve. Al premio Hugo partecipò nella categoria dei migliori romanzi perché la definizione odierna delle categorie venne raggiunta solo dopo parecchi anni.

“Vita con gli automi” è una storia terribile ma allo stesso tempo bellissima che secondo me merita di essere considerata un classico. Ovviamente ne consiglio la lettura.

3 Comments



  1. L’ho appena terminato e dico: 50 anmi e non li dimostra-
    Non sarà Asimov o Silverberg o Brunner, ma White resta un signor scrittore.
    Secon ending è davvero un piccolo gioiello che consiglio a tutti.Ciao.

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    1. bellissimo libro come trama e come ambientazione un mondo distrutto dalla follia umana e l unico essere vivente sulla terra a fare i conti con l orrore della solitudine e incredibile come da un idea semplice nasce un capolavoro e sono d’accordo con l utente andrea che non dimostra 50 anni amo i racconti post apocalittici ma qui siamo vicini alla perfezione

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