Il verde di Marte di Kim Stanley Robinson

Il verde di Marte di Kim Stanley Robinson (Edizione americana)
Il verde di Marte di Kim Stanley Robinson (Edizione americana)

Il romanzo “Il verde di Marte” (“Green Mars”) di Kim Stanley Robinson è stato pubblicato per la prima volta nel 1994. Ha vinto i premi Hugo e Locus. È il secondo romanzo della trilogia di Marte e segue “Il rosso di Marte“. In Italia è stato pubblicato da da Fanucci nella traduzione di Annarita Guarnieri.

Nei decenni dopo la rivoluzione del 2061 su Marte continuano le operazioni di terraformazione e arrivano sempre più coloni. Le idee sul futuro del pianeta continuano a essere diverse all’intero dei sopravvissuti tra i Primi Cento e ancor di più con gli interessi terrestri mirati allo sfruttamento delle risorse locali.

Una nuova generazione di veri marziani viene allevata, alcuni di essi in clandestinità come il gruppo di cui fa parte Nirgal, che assume un’importanza crescente. Pian piano Marte cambia mentre le tensioni tra le varie fazioni aumentano: il risultato determinerà il futuro del pianeta, che non è più tanto rosso.

“Il verde di Marte” riprende la storia della colonizzazione di Marte e soprattutto dei cambiamenti in atto sul pianeta. Alla fine del XXI secolo la popolazione umana è ormai di diversi milioni tra coloni arrivati dalla Terra e nuove generazioni nate sul pianeta. Le operazioni di terraformazione stanno rendendo l’atmosfera più densa e permettendo la crescita di piante. Oltre alle attività ufficiali ce ne sono molte clandestine.

Dopo il tentativo di rivoluzione del 2061, i sopravvissuti tra i Primi Cento e molti loro sostenitori vivono in clandestinità. Le transnazionali, le potentissime aziende che stanno governando in maniera sempre più diretta molte nazioni della Terra e gli insediamenti marziani ufficiali, non possono tenere sotto controllo tutta la superficie di Marte. In molti rifugi nascosti le attività dei ribelli continuano in attesa di tempi migliori.

Una parte importante de “Il verde di Marte” riguarda proprio uno dei rifugi dove i nuovi marziani crescono di nascosto dalle transnazionali. Kim Stanley Robinson si concentra in particolare su Nirgal, uno di essi, per descrivere l’evoluzione della situazione su Marte dal punto di vista di un nativo mentre sta crescendo.

Questo romanzo però, come già “Il rosso di Marte”, rimane anche la storia di un pianeta e in questo caso di una fase importante della sua terraformazione. Per certi versi, le spiegazioni di Kim Stanley Robinson sono ancora più tecniche di quelle presenti nel primo romanzo proprio perché alle tante già presenti nel primo romanzo vengono aggiunte altre relative alla terraformazione.

È decisamente consigliabile leggere “Il rosso di Marte” prima di cominciare “Il verde di Marte” per poter capire la situazione all’inizio del secondo romanzo. Ciò significa che il lettore ha probabilmente già affrontato la complessità della storia raccontata da Kim Stanley Robinson con ritmi spesso lenti e ha deciso che vale la pena di continuare.

Ne “Il verde di Marte” continuano anche le discussioni sugli argomenti presenti nel primo romanzo. I temi tecnico-scientifici a volte lasciano spazio a quelli politici e sociali ma spesso questi si mescolano perché la trasformazione di Marte ha conseguenze anche sulla sua popolazione.

“Il verde di Marte” permette a Kim Stanley Robinson di continuare a sviluppare alcuni dei personaggi originali: il trattamento di longevità permette a quelli che sono sopravvissuti alla rivoluzione di continuare a vivere ben oltre i 100 anni. In particolare, Saxifrage “Sax” Russell diventa un protagonista passando attraverso varie esperienze che lo cambiano.

Questa complessità per certi versi superiore a quella de “Il rosso di Marte” secondo me sottolinea i pregi ma anche i difetti de “Il verde di Marte”. Ho trovato i temi trattati generalmente molto interessanti ma sono fin troppi per un romanzo singolo. Lo sviluppo della storia a volte è un po’ caotico e ad esempio ci sono personaggi importanti che scompaiono per molto tempo.

Di solito non amo le serie composte da molti romanzi perché tendono a dilungarsi troppo diventando superficiali ma la trilogia di Marte è uno dei casi in cui trasformarla in una serie in più libri avrebbe giovato. Ad esempio, la storia di Nirgal, che è un protagonista nella parte iniziale de “Il verde di Marte” per poi quasi scomparire fino alla parte finale, avrebbe meritato un romanzo a parte.

Complessivamente, secondo me “Il verde di Marte” rimane un romanzo molto interessante e di altissimo livello. Ha una fine a metà, nel senso che finisce in un momento importante ma per molti versi è aperto alla conclusione nel terzo libro della trilogia. Se vi è piaciuto il primo romanzo dovete leggere anche questo.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *