L’orgoglio di Chanur di C.J. Cherryh

L'orgoglio di Chanur di C.J. Cherryh (edizione britannica)
L’orgoglio di Chanur di C.J. Cherryh (edizione britannica)

Il romanzo “L’orgoglio di Chanur” (“The Pride of Chanur”) di C.J. Cherryh è stato pubblicato per la prima volta nel 1981. È il primo romanzo del ciclo di Chanur. In Italia è stato pubblicato dall’Editrice Nord nel n. 157 di “Cosmo Argento” nella traduzione di Sandro Sandrelli e Giampaolo Cossato.

Pyanfar Chanur è il capitano dell’astronave mercantile “Orgoglio di Chanur” che commercia tra i pianeti del Patto. Sulla stazione di Punto d’Incontro è possibile fare buoni affari ma per lei, il suo equipaggio e in generale per gli hani è sempre necessario guardarsi le spalle dai kif e dai guai che sempre li accompagnano.

Quando un alieno appartenente a una specie sconosciuta sale di nascosto sulla sua astronave, Pyanfar Chanur deve fare una scelta difficile che può avere pesanti conseguenze. Aprire nuove rotte commerciali costituirebbe un colpo grosso per gli hani e notevole prestigio per il clan Chanur ma i kif rivogliono l’alieno a tutti i costi.

Il ciclo di Chanur fa parte dell’universo narrativo di C.J. Cherryh chiamato Universo della Lega e della Confederazione in cui sono ambientate molte storie scritte dall’autrice. Esso è ambientato in un’area di spazio lontana dai pianeti protagonisti delle altre storie perciò può essere letto in maniera del tutto autonoma.

Le protagoniste de “L’orgoglio di Chanur” sono hani, una specie con un aspetto di leoni antropomorfi. Esse costituiscono l’equipaggio di un’astronave mercantile che compie viaggi interstellari all’interno dell’area Patto, un insieme di accordi commerciali tra varie specie. Il Patto assicura una certa stabilità in quell’area di spazio per motivi economici anche se non ci sono accordi politici ma i rapporti tra le varie specie non sono necessariamente amichevoli.

Ne “L’orgoglio di Chanur” in particolare i kif sembrano infidi e pronti a tutto pur di ottenere ciò che vogliono. L’oggetto di una contesa è un alieno appartenente a una specie sconosciuta che sfugge ai kif che l’avevano catturato e sale di nascosto sull’astronave “Orgoglio di Chanur”. La conseguenza è che la sua capitana, Pyanfar Chanur, si trova a gestire una situazione molto più grande di quanto potesse immaginare.

Il ciclo di Chanur viene generalmente inserito nel sottogenere della space opera perché si tratta di storie ambientate tra le stelle, con molti viaggi interstellari. Tuttavia, C.J. Cherryh va molto oltre quelle che potrebbero essere semplici avventure creando con il Patto un’intrigante comunità di specie che hanno differenti tratti psicologici. Fin dall’inizio del romanzo, una delle difficoltà per Pyanfar Chanur è data da queste differenze e da barriere linguistiche.

Tutte queste difficoltà vengono sottolineate quando Pyanfar Chanur deve avere a che fare con Tully, il misterioso alieno al centro della contesa con i kif. Il lettore lo vede dal punto di vista delle hani ma per chi ha familiarità con un certo racconto di Fredric Brown non è nulla di particolare.

Comunicare con Tully è fondamentale per Pyanfar Chanur perché proteggendolo rischia non solo le vite del suo equipaggio ma anche di altre hani dato che il leader dei kif che sta cercando l’alieno è disposto a compiere azioni di guerra per ricatturarlo. Per questo motivo, l’elemento di space opera del romanzo è strettamente interconnesso con quello psicologico.

I personaggi sono un elemento fondamentale de “L’orgoglio di Chanur”, in particolare Pyanfar Chanur, di cui C.J. Cherryh esplora a fondo dubbi e incertezze. È una capitana esperta ma la situazione in cui si trova è del tutto diversa da quelle affrontate nel corso della sua vita. Anche in questo caso, l’elemento di space opera si mescola a uno più personale perché Pyanfar Chanur deve gestire anche una situazione con suo marito.

Nel creare la società hani, C.J. Cherryh ha operato quello che superficialmente è un’inversione dei ruoli tra i sessi. I maschi hani sono considerati instabili perciò rimangono a casa mentre le femmine viaggiano tra le stelle. L’autrice è abile nell’usare quell’idea di base per poi andare oltre i banali stereotipi.

“L’orgoglio di Chanur” è troppo breve per esplorare in profondità tutte le complicazioni dei rapporti tra le varie specie e anche quelli all’interno della società hani. Il lettore viene immerso fin dall’inizio nei problemi affrontati da Pyanfar Chanur e viene aiutato a capirli da molti particolari ma si tratta di un universo narrativo troppo vasto per averne un ritratto accurato.

Secondo me, questo limite toglie poco da “L’orgoglio di Chanur”, che mi è sembrata una buonissima introduzione al ciclo. Questo romanzo ha una sua fine perciò potete leggerlo e poi decidere se cercare i seguiti. Io ve lo consiglio.



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