I figli dell’invasione di John Wyndham

Volume de I Massimi della Fantascienza dedicato a John Wyndham
Volume de I Massimi della Fantascienza dedicato a John Wyndham

Il romanzo “I figli dell’invasione”, conosciuto anche come “Il villaggio dei dannati”, (“The Midwich Cuckoos”) di John Wyndham è stato pubblicato per la prima volta nel 1957. In Italia è stato pubblicato come “I figli dell’invasione” da Mondadori nei nn. 200 e 497 di “Urania”, nel n. 493 degli “Oscar”, nel n. 51 dei “Classici Urania”, all’interno del n. 5 de “I Massimi della Fantascienza” e nel n. 118 di “Urania Collezione” e come “Il villaggio dei dannati” da Meridiano Zero ed Elara in una traduzione integrale di Armando Corridore.

Un giorno, per motivi misteriosi, in un emisfero che ha il suo centro nel villaggio inglese di Midwich tutte le creature viventi entrano in uno strano sonno. Chiunque entri in quell’area crolla al suolo e quando viene tirato fuori da qualcuno al di fuori dei confini di quello strano emisfero torna in sé. Dopo circa un giorno, tutti gli esseri viventi affetti dal fenomeno si risvegliano senza che nessuno sia riuscito a comprenderne la causa. Uno strano oggetto argenteo fotografato via aerea non viene trovato quando le autorità investigano nel villaggio.

Poco tempo dopo, tutte le donne fertili che erano a Midwich durante quello che è stato chiamato il “Giorno Perduto” scoprono di essere rimaste incinte. Quando i Bambini nascono, sembrano del tutto normali tranne che per gli occhi dorati e la pelle con una tonalità argentea. Gli abitanti del villaggio cercano di tornare ad una vita normale dopo quell’avvenimento inspiegabile ma col passare del tempo i Bambini cominciano a manifestare strane capacità e i rapporti con gli esseri umani “comuni” si fanno sempre più tesi.

“I figli dell’invasione” è stato adattato in un film per due volte: nel 1960 nel classico “Il villaggio dei dannati” (“Village of the Damned”) e nel remake del 1995 “Villaggio dei dannati” (“John Carpenter’s Village of the Damned”), purtroppo deludente. Nel 1963 venne prodotto “La stirpe dei dannati” (“Children of the Damned”), un seguito ideale del primo film. Il romanzo è stato adattato anche in varie versioni radiofoniche dalla BBC.

John Wyndham è stato una maestro della fantascienza britannica e le profonde radici che aveva nella sua terra si notano tutte ne “I figli dell’invasione”, ambientato in un villaggio inglese molto normale, tanto da essere banale, uno di quei villaggi in cui non succede mai nulla di rilevante.

L’inizio de “I figli dell’invasione” è lento anche perché John Wyndham impiega parecchio tempo a descriverci il villaggio di Midwich spiegandoci soprattutto quanto sia ordinario. Questa banalità contrasta in maniera stridente con gli strani avvenimenti del “Giorno Perduto”, trascorso dagli abitanti in un sonno innaturale, della successiva scoperta delle donne fertili del villaggio di essere incinte e dei bambini che nascono nove mesi dopo.

Di fronte a questi avvenimenti, gli abitanti di Midwich tentano ancora di mantenere la loro normalità, aiutati anche dai rappresentanti del Governo inviati a indagare sul “Giorno Perduto” e sui Bambini, indicati sempre con la B maiuscola. Le autorità sono perplesse e, in mancanza di minacce evidenti, non sapendo come agire si limitano a tenere d’occhio il villaggio. Nelle altre città dell’area, anch’esse normali città britanniche, la gente si fa l’idea che quelli di Midwich siano un po’ strani ma nulla più.

La storia è narrata da Richard Gayford, un abitante di Midwich che per puro caso non era nel villaggio all’inizio del “Giorno Perduto”. Gayford racconta in prima persona ciò che ha visto ma anche altri eventi che gli vengono raccontati da altre persone. Circa metà del romanzo è dedicata al “Giorno Perduto” e alle sue conseguenze immediate fino a pochi mesi dopo la nascita dei Bambini. Successivamente, Gayford e sua moglie si trasferiscono in Canada ma dopo circa nove anni, durante un viaggio in Inghilterra, lui torna a Midwich e riprende a raccontare la storia dei Bambini, ormai cresciuti.

Questa seconda metà del romanzo diventa la storia di un’invasione anomala, non portata avanti con una guerra bensì in maniera subdola. Il titolo originale fa riferimento al cuculo, un uccello che depone le uove nel nido di altri uccelli che le coveranno come se fossero loro.

Dopo nove anni, è infatti diventato evidente che i Bambini non sono normali e gli abitanti di Midwich faticano sempre di più a mantenere la loro facciata di normalità. Sempre più persone diventano ostili nei loro confronti ma i Bambini sanno difendersi. I rapporti sempre più tesi tra i Bambini e gli altri abitanti di Midwich e le loro possibili conseguenze sono oggetto di discussione tra Richard Gayford e il suo amico Gordon Zellaby, che fin dall’inizio è rimasto incuriosito da quello che è successo nel villaggio e ha riflettuto sul possibile scontro che potrebbe esserci in futuro tra i Bambini e i normali esseri umani.

La parte finale de “I figli dell’invasione” è per molti versi una discussione etica sui possibili modi che hanno gli esseri umani per affrontare il problema dei Bambini. Questo non è decisamente un romanzo d’azione e anche il ritmo è quello di un villaggio britannico. Per qualcuno, questo può essere un difetto ma è una delle basi del romanzo.

Alcuni elementi di “I figli dell’invasione” oggi sembrano obsoleti. Ovviamente, all’epoca gli esami a cui potevano essere sottoposti i Bambini erano limitati mentre in una storia analoga scritta oggi verrebbero sottoposti ad un’analisi approfondita del DNA e ad altri esami moderni.

Anche lo stile del romanzo rispecchia l’epoca in cui è stato scritto, ad esempio per il fatto che il narratore è un uomo e anche l’altro personaggio più importante è un uomo in una storia in cui il trauma del “Giorno Perduto” viene vissuto maggiormente dalle donne che rimangono incinte dei Bambini.

Nonostante ciò, “I figli dell’invasione” rimane un grande classico della fantascienza che non può assolutamente mancare nella collezione di ogni appassionato e di chiunque sia interessato a conoscere meglio questo genere.

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