Waldo di Robert A. Heinlein

Waldo e Anonima stregoni di Robert A. Heinlein
Waldo e Anonima stregoni di Robert A. Heinlein

Il romanzo breve “Waldo”, conosciuto anche come “Waldo, o dell’impossibile” (“Waldo”) di Robert A. Heinlein è stato pubblicato per la prima volta nel 1942 sul numero di agosto della rivista “Astounding Science-Fiction” con lo pseudonimo Anson MacDonald. In Italia è stato pubblicato dalla Casa Editrice La Tribuna nel n. 20 di “Galassia” nella traduzione di Lella Pollini, da Fanucci all’interno del n. 46 di “Futuro. Biblioteca di Fantascienza” nella traduzione di Roberta Rambelli e da Mondadori all’interno del n. 1474 di “Urania” e all’interno del n. 1596 di “Urania” nella traduzione di Vittorio Curtoni. Quest’ultima edizione è disponibile in formato Kindle su Amazon Italia e Amazon UK e in formato ePub su IBS.

Nel futuro i mezzi di trasporto vengono alimentati tramite una tecnologia che permette loro di ricevere raggi di energia proiettati da un generatore remoto. Sempre più veicoli stanno cessando di funzionare senza che apparentemente vi siano guasti. Gli ingegneri dell’azienda produttrice non sanno più cosa fare per arginare il problema e l’unica soluzione sembra cercare l’aiuto di Waldo Farthingwaite-Jones anche se è un’idea disperata.

Waldo Farthingwaite-Jones è nato con una grave debolezza muscolare congenita che gli rende difficilissimo qualsiasi sforzo fisico anche di lieve entità. Costretto a sviluppare il suo intelletto, è diventato un celebre inventore e si è fatto costruire un’abitazione in orbita, dove può sfuggire alla schiavitù della forza di gravità e muoversi senza sforzo. Spinto alla misantropia, viene convinto ad affrontare questo nuovo problema ma perfino lui dovrà sforzarsi al massimo per cercare di capirne le cause e trovare una soluzione.

“Waldo” è celebre per l’introduzione dei manipolatori remoti, meccanismi per operare a distanza. Il protagonista li utilizza per compensare la sua estrema debolezza muscolare mentre quelli effettivamente costruiti vengono utilizzati per operare su oggetti in ambienti pericolosi. Questo tipo di manipolatori viene chiamato waldo proprio grazie a questo romanzo breve ma Robert A. Heinlein affermò di aver preso l’idea da un articolo letto su un numero della rivista “Popular Mechanics” del 1918.

A prescindere dall’origine dell’idea del waldo, per moltissimi autori essa sarebbe sufficiente per scrivere un romanzo breve ma Robert A. Heinlein aveva mostrato fin dai primi anni della sua carriera di essere molto al di sopra della media dei suoi colleghi. Ecco perché il waldo è un’idea in fondo secondaria inserita in questa storia che parla più in generale dell’uso della tecnologia con i suoi benefici ma anche dei suoi pericoli.

In un futuro in cui i mezzi di trasporto sono dotati di un’alimentazione che oggi chiamaremmo wireless, i veicoli hanno cominciato a fermarsi senza apparente motivo. Disperati, i dirigenti dell’azienda produttrice devono rivolgersi a Waldo Farthingwaite-Jones, un brillante ma misantropo inventore che per di più odia la loro azienda perché ritiene che in passato l’abbia defraudato.

Waldo ha potuto sviluppare il suo intelletto grazie ad una famiglia benestante ed è diventato ricco grazie alle sue invenzioni e risolvendo i problemi di altre aziende. Oltre ai manipolatori remoti, Heinlein descrive la sua abitazione in orbita, dove tutto è adattato all’uso in assenza di gravità in una storia scritta molti anni prima che qualcuno cominciasse a costruire stazioni spaziali.

Waldo viene convinto ad accettare di risolvere il problema dei malfunzionamenti ai mezzi di trasporto solo perché i suoi rifornimenti dipendono dal loro buon funzionamento. Nella sua ricerca finisce per scoprire molto più di quanto si aspettasse e ciò lo cambia per cui “Waldo” è per certi versi anche una storia di maturazione.

Nel corso della sua ricerca, Waldo in qualche modo sconfina nella magia ma l’approccio di Heinlein è come suo solito molto pratico. La ricerca di Waldo lo porta verso conclusioni apparentemente assurde eppure i fatti sono inoppugnabili perciò lui li accetta perché quello è l’unico atteggiamento razionale. Sarà poi possibile cercare una spiegazione altrettanto razionale a ciò che ha scoperto ma nel frattempo Waldo accetta la realtà, anche se va contro quelle che erano le sue convinzioni.

Uno dei problemi fondamentali affrontati in “Waldo” sono le conseguenze a lungo termine della trasmissione dell’energia. La prima volta che lessi questa storia, molti anni fa, quell’idea mi sembrò curiosa, oggi mi sembra molto più interessante alla luce delle attuali controversie sull’inquinamento elettromagnetico.

Intendiamoci, l’idea sviluppata in “Waldo” è molto diversa dai possibili problemi causati dall’esposizione alle onde elettromagnetiche dei telefoni cellulari e di altre fonti ma il principio di fondo che l’uso a lungo termine di una certa tecnologia possa avere conseguenze impreviste è oggi più che mai importante.

Data la sua lunghezza limitata, il ritmo della storia è elevato, anche se il finale è in calando piuttosto che essere il culmine. Il protagonista è l’unico personaggio davvero sviluppato ma d’altra parte questa è una storia basata soprattutto sulle idee, concentrate in abbondanza.

“Waldo” è giustamente diventato un classico eppure secondo me non è considerato a sufficienza, un po’ per l’età e un po’ perché nei decenni successivi Robert A. Heinlein scrisse tante altre storie memorabili e a volte controverse perciò si tende a parlarne maggiormente. È una delle storie che non possono mancare nella collezione di un appassionato di fantascienza.

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