Una nuova ricerca conferma che il mostro di Tully era un vertebrato

Fossili di Tullimonstrum gregarium, il mostro di Tully
Fossili di Tullimonstrum gregarium, il mostro di Tully

Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature” descrive una ricerca che conferma che l’antichissimo animale conosciuto comunemente come “mostro di Tully” (foto ©Ghedoghedo) era un vertebrato. A decenni di distanza dalla scoperta dei primi fossili di Tullimonstrum gregarium, questo è il suo nome scientifico, e una serie di ipotesi sulla sua classificazione, questa ricerca è la seconda in poche settimane pubblicata su “Nature” a raggiungere le stesse conclusioni.

Un team guidato dalla dottoressa Victoria McCoy aveva esaminato fossili di Tullimonstrum gregarium e nell’articolo pubblicato nel marzo 2016 quella ricerca concludeva che per le sue caratteristiche anatomiche si trattava di un vertebrato imparentato con le lamprede. Un altro team di paleontologi si è concentrato sugli occhi di quest’animale vissuto poco più di 300 milioni di anni fa nell’odierno Illinois, negli USA.

Usando il microscopio elettronico, gli scienziati hanno scoperto che alcune strutture del corpo del mostro di Tully erano formate da centinaia di migliaia di granuli scuri. Ognuno di questi granuli aveva una dimensione 50 volte inferiore allo spessore di un capello umano. Quello è stato l’inizio di una serie di analisi approfondite che hanno permesso di capire la natura di quest’animale

I granuli sono stati esaminati usando una tecnica chiamata spettrometria di massa di ioni secondari a tempo di volo (in inglese Time of Flight Secondary Ion Mass Spectrometry o semplicemente ToF-SIMS. È risultato che essi hanno una forma e una composizione chimica che si è rivelata identica a quella degli organelli trovati nelle cellule chiamati melanosomi, i quali hanno lo scopo di sintetizzare e accumulare melanina.

Quasi tutti gli animali producono melanina, che negli esseri umani determina il colore della pelle e dei capelli. In molti animali, la melanina impedisce che la luce rimbalzi all’interno della struttura dell’occhio permettendo la formazione di un’immagine chiara. L’identificazione dei melanosomi fossili contenenti melanina ha permesso di dimostrare che il Tullimonstrum gregarium aveva gli occhi sulle antenne.

L’esame degli occhi del mostro di Tully ha permesso di scoprire due forme distinte di melanosomi: alcuni assomigliano a “salsicce” mentre altri hanno una forma a “polpetta”. Si tratta di un elemento determinante perché solo i vertebrati hanno melanosomi in due forme diverse. La melanina degli occhi del Tullimonstrum gregarium è il più antico pigmento fossile scoperto finora.

Come nell’altra ricerca sul mostro di Tully, le risposte sono arrivate grazie a nuove tecnologie sempre più diffuse anche nel campo della paleontologia. Ci sono ancora molte domande rispetto a questo strano animale ma dopo decenni di perplessità ci sono almeno alcune ragionevoli certezze.

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