Ominini

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Crani di Homo sapiens e Neanderthal

Un articolo pubblicato sulla rivista “Science Advances” riporta i risultati di un’analisi genetica che ricostruisce gli incroci tra Homo sapiens e Neanderthal avvenuti nel corso delle migrazioni di popolazioni di queste due specie. Un team di ricercatori dell’Università di Ginevra ha analizzato il DNA di oltre 4.000 Homo sapiens vissuti nell’Eurasia nel corso degli ultimi 40.000 anni. I risultati mostrano variazioni nella presenza di geni ereditati da Neanderthal in seguito a vari incroci in diverse popolazioni e in diverse epoche.

Varie viste del cranio parziale di Anadoluvius turkae

Un articolo pubblicato sulla rivita “Communications Biology” riporta l’assegnazione di fossili scoperti in Anatolia nel 2015 a una nuova specie e a un nuovo genere di ominini primitivi che è stata chiamata Anadoluvius turkae. Un team di ricercatori ha esaminato questi fossili che costituiscono parte di un cranio scoperto nel sito di Çorakyerler risalente a circa 8,7 milioni di anni fa, nel periodo Miocene, concludendo che si tratta di un antenato degli umani e delle scimmie antropomorfe. Ciò indica che gli ominini si sono evoluti in Europa diversificandosi nel continente per alcuni milioni di anni prima di migrare in Africa, dove si sono evolute le varie specie di ominini già conosciute.

La tibia KNM-ER 741 e un particolare sui tagli (Foto cortesia Jennifer Clark)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Scientific Reports” offre prove che ominini che vissero almeno 1,45 milioni di anni fa si uccidevano tra di loro e forse praticavano il cannibalismo. La paleoantropologa Briana Pobiner del Museo Nazionale di Storia Naturale ha diretto lo studio dei segni trovati su una tibia fossile scoperta nel Kenya settentrionale. L’esame di modelli tridimensionali della superficie di questa tibia indica che 11 di quei segni sono stati lasciati da strumenti di pietra e che le loro caratteristiche indicano probabilmente un lavoro di macellazione molto simile a quello visto su ossa di animali fossili macellati da ominini per mangiarli.

Ricostruzione di uno degli scheletri di Homo naledi nella posizione in cui è stato trovato (Immagine cortesia Berger et al., 2023)

Tre articoli in fase di peer-review in vista di una pubblicazione sulla rivista “eLife” riportano diversi aspetti di uno studio su quelle che sono state definite come sepolture intenzionali di individui appartenenti alla specie Homo naledi. Vari ricercatori che includono il dottor Lee Berger, che guidò il team che scoprì questi ominini, hanno esaminato la grotta chiamata Rising Star, a circa 50 km a nordovest di Johannesburg, in Sud Africa, in cui i loro fossili sono stati scoperti e quelle che sono state interpretate come incisioni di simboli che accompagnano le sepolture. Ciò significherebbe che gli Homo naledi seppellivano i loro morti tra 241.000 e 335.000 anni fa, 100.000 anni prima degli Homo sapiens.

Uno schema dei vari modelli di evoluzione degli Homo sapiens che includono anche gli incroci con i Neanderthal

Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature” riporta uno studio che rilancia l’idea che la specie Homo sapiens sia emerso non da un’unica propolazione che si è evoluta in modo lineare bensì da diversi gruppi di ominini geneticamente simili che si sono diversificati per poi incrociarsi nuovamente. Un team di ricercatori guidato da Brenna Henn dell’Università della California a Davis, negli USA, e da Simon Gravel della McGill University a Montreal, in Canada, ha condotto un’analisi genetica e un confronto con i fossili di Homo sapiens primitivi per cercare di individuare l’origine degli umani moderni. I ricercatori hanno testato diversi modelli evolutivi e migratori e quello che corrisponde meglio ai dati indica ramificazioni di popolazioni africane che successivamente si sono nuovamente incrociate fino a fondersi.