Paleontologia

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Viste del fossile di Simoniteuthis michaelyi

Un articolo pubblicato sulla rivista “Swiss Journal of Palaeontology” riporta l’identificazione di una nuova specie di cosiddetto calamaro vampiro che visse circa 183 milioni di anni fa, nel periodo Giurassico inferiore, ed è stata chiamata Simoniteuthis michaelyi. Robert Weis, Ben Thuy e Dirk Fuchs hanno esaminato un fossile attribuito all’ordine dei vampiromorfi (Vampyromorpha o Vampyromorphida) trovati in un sito di scavi a Bascharage, in Lussemburgo, nel 2022. Si tratta di un singolo esemplare che morì mentre si stava nutrendo di due piccoli pesci ed è molto ben conservato, al punto che perfino i tessuti molli si sono fossilizzati.

ossa della zampa anteriore di uno degli esemplari di Bustingorrytitan shiva scoperti.

Un articolo pubblicato sulla rivista “Acta Palaeontologica Polonica” riporta l’identificazione di una specie di titanosauro che visse circa 95 milioni di anni fa, nel periodo Cretaceo, nell’odierna Argentina ed è stata chiamata Bustingorrytitan shiva. María Edith Simón e Leonardo Salgado hanno esaminato gli scheletri parziali di quattro esemplari scoperti nel villaggio di Villa El Chocón, nella provincia Neuquén in Patagonia. Quest’area dell’Argentina ospitava diverse specie di titanosauri, i più grandi animali ad aver vissuto sulla terraferma.

Scheletro del Thescelosaurus neglectus soprannominato Willo (Foto J. Spencer)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Scientific Reports” offre nuove informazioni sulle capacità sensoriali del tescelosauro (Thescelosaurus neglectus), un piccolo dinosauro che visse proprio prima della grande estinzione che eliminò i dinosauri non aviani alla fine del periodo Cretaceo. I paleontologi David Button e Lindsay Zanno hanno sottoposto a una TAC per ricostruire la parte interna del cranio di tescelosauro per creare una rappresentazione tridimensionale del suo cervello e del suo orecchio interno. La conclusione è che questa specie aveva alcuni sensi molto sviluppati, utili per vivere in tane sotterranee.

Crani di Homo sapiens e Neanderthal

Un articolo pubblicato sulla rivista “Science Advances” riporta i risultati di un’analisi genetica che ricostruisce gli incroci tra Homo sapiens e Neanderthal avvenuti nel corso delle migrazioni di popolazioni di queste due specie. Un team di ricercatori dell’Università di Ginevra ha analizzato il DNA di oltre 4.000 Homo sapiens vissuti nell’Eurasia nel corso degli ultimi 40.000 anni. I risultati mostrano variazioni nella presenza di geni ereditati da Neanderthal in seguito a vari incroci in diverse popolazioni e in diverse epoche.

Viste di uno degli strumenti scoperti in Giordania

Un articolo pubblicato sulla rivista “Science Advances” riporta uno studio che offre prove che gruppi di Homo sapiens migrarono dall’Africa usando il Levante come via di passaggio verso l’Asia occidentale e L’Arabia settentrionale. Un team di ricercatori ha condotto una campagna di scavi in Giordania alla ricerca di tracce di antichi passaggi di umani in quello che oggi è un deserto ma decine di migliaia di anni fa era un’area coperta da savana e prateria. La scoperta di sedimenti risalenti a circa 84.000 anni fa contenenti strumenti creati con la cosiddetta tecnica Levallois in quell’area conferma che il Levante faceva parte di almeno una delle rotte della migrazione umana dall’Africa.