Paleontologia

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Scheletro del Thescelosaurus neglectus soprannominato Willo (Foto J. Spencer)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Scientific Reports” offre nuove informazioni sulle capacità sensoriali del tescelosauro (Thescelosaurus neglectus), un piccolo dinosauro che visse proprio prima della grande estinzione che eliminò i dinosauri non aviani alla fine del periodo Cretaceo. I paleontologi David Button e Lindsay Zanno hanno sottoposto a una TAC per ricostruire la parte interna del cranio di tescelosauro per creare una rappresentazione tridimensionale del suo cervello e del suo orecchio interno. La conclusione è che questa specie aveva alcuni sensi molto sviluppati, utili per vivere in tane sotterranee.

Crani di Homo sapiens e Neanderthal

Un articolo pubblicato sulla rivista “Science Advances” riporta i risultati di un’analisi genetica che ricostruisce gli incroci tra Homo sapiens e Neanderthal avvenuti nel corso delle migrazioni di popolazioni di queste due specie. Un team di ricercatori dell’Università di Ginevra ha analizzato il DNA di oltre 4.000 Homo sapiens vissuti nell’Eurasia nel corso degli ultimi 40.000 anni. I risultati mostrano variazioni nella presenza di geni ereditati da Neanderthal in seguito a vari incroci in diverse popolazioni e in diverse epoche.

Viste di uno degli strumenti scoperti in Giordania

Un articolo pubblicato sulla rivista “Science Advances” riporta uno studio che offre prove che gruppi di Homo sapiens migrarono dall’Africa usando il Levante come via di passaggio verso l’Asia occidentale e L’Arabia settentrionale. Un team di ricercatori ha condotto una campagna di scavi in Giordania alla ricerca di tracce di antichi passaggi di umani in quello che oggi è un deserto ma decine di migliaia di anni fa era un’area coperta da savana e prateria. La scoperta di sedimenti risalenti a circa 84.000 anni fa contenenti strumenti creati con la cosiddetta tecnica Levallois in quell’area conferma che il Levante faceva parte di almeno una delle rotte della migrazione umana dall’Africa.

Il fossile di Bohemolichas incola (a) e diverse viste della relativa riproduzione tridimensionale con i contenuti del suo apparato digerente evidenziati in tonalità di rosso e blu (c)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature” riporta uno studio su un fossile di trilobite della specie Bohemolichas incola risalente a circa 465 milioni di anni fa, nel periodo Ordoviciano Medio, che rivela i contenuti del suo intestino nell’ultimo pasto avvenuto prima della sua morte. Un team di ricercatori ha sottoposto il fossile in straordinario stato di conservazione a una sofisticata microtomografia con luce di sincrotrone che ha permesso di creare una riproduzione tridimensionale che mostra anche i contenuti del suo tratto intestinale. Ciò ha rivelato che questo trilobite aveva mangiato alcuni invertebrati marini come ostracodi, bivalvi ed echinodermi.

Varie viste del cranio parziale di Anadoluvius turkae

Un articolo pubblicato sulla rivita “Communications Biology” riporta l’assegnazione di fossili scoperti in Anatolia nel 2015 a una nuova specie e a un nuovo genere di ominini primitivi che è stata chiamata Anadoluvius turkae. Un team di ricercatori ha esaminato questi fossili che costituiscono parte di un cranio scoperto nel sito di Çorakyerler risalente a circa 8,7 milioni di anni fa, nel periodo Miocene, concludendo che si tratta di un antenato degli umani e delle scimmie antropomorfe. Ciò indica che gli ominini si sono evoluti in Europa diversificandosi nel continente per alcuni milioni di anni prima di migrare in Africa, dove si sono evolute le varie specie di ominini già conosciute.