Un ricordo chiamato impero di Arkady Martine

Un ricordo chiamato impero di Arkady Martine
Un ricordo chiamato impero di Arkady Martine (edizione americana)

Il romanzo “Un ricordo chiamato impero” (“A Memory Called Empire”) di Arkady Martine è stato pubblicato per la prima volta nel 2019. È il primo libro della serie Teixcalaan. Ha vinto il premio Hugo come miglior romanzo dell’anno. In Italia è stato pubblicato da Mondadori negli “Oscar” nella traduzione di Francesca Mastruzzo.

Mahit Dzmare viene inviata come nuova ambasciatrice della stazione di Lsel presso l’Impero del Teixcalaan, che governa la maggior parte dell’umanità. Al suo arrivo nella capitale imperiale, scopre che il suo predecessore Yskandr Aghavn è morto, ufficialmente per cause accidentali.

La ritrosia che tutti sembrano mostrare riguardo a ciò che è successo a Yskandr Aghavn inducono Mahit Dzmare a sospettare che sia stato ucciso ma perché? La nuova ambasciatrice si trova improvvisamente in una terra straniera invischiata in intrighi di cui non sa nulla.

L’ambasciata di Lsel non include altro personale e le persone che dovrebbero assisterla le sono state assegnate dalle autorità locali. L’unico aiuto dovrebbe arrivarle dall’imago di Yskandr Aghavn, una riproduzione della sua coscienza e delle sue memorie, ma la scoperta della sua morte sembra averne causato un malfunzionamento.

“Un ricordo chiamato impero” è il primo romanzo scritto da Arkady Martine, un’autrice con un background variegato dato che i suoi genitori sono musicisti classici e lei ha conseguito un bachelor in studi religiosi, un master in studi Armeni e un dottorato in storia medievale bizantina. Mentre pubblicava testi storici, questa storica e anche urbanista ha cominciato a scrivere racconti di fantascienza e nel primo libro della serie Teixcalaan si vede come sia a suo agio nelle descrizioni di corti imperiali e degli intrighi che vengono sviluppati attorno ad esse.

La storia segue l’ambasciatrice Mahit Dzmare dopo il suo arrivo nella capitale dell’Impero del Teixcalaan. Vi è stata inviata su richiesta delle autorità imperiali per sostituire il suo predecessore ma senza fornire motivazioni. La scoperta che l’ambasciatore Yskandr Aghavn è morto porta a iniziare una complicata indagine che potrebbe essere collegata a scontri di potere attorno alla corte imperiale.

Pian piano, i vari temi inclusi nel romanzo cominciano a essere sviluppati in tutta la loro complessità. Gli eventi non mancano, a volte intensi e violenti come un attentato in cui Mahit Dzmare rimane solo ammaccata ma decisamente spavantata, tuttavia non può essere considerato un romanzo d’azione. Dialoghi tra personaggi ne costituiscono la maggior parte.

Le mire espansionistiche dell’Impero del Teixcalaan vengono usate dall’autrice per parlare di imperialismo e colonialismo. Lsel è una piccola stazione indipendente in un’area stretegica e Mahit Dzmare ha il complicatissimo compito di convincere l’Imperatore a non prenderla con la forza.

L’imperialismo anche culturale del Teixcalaan si manifesta non in modo brutale bensì partendo dall’idea che l’impero costituisca l’apice dell’umanità. Gli stranieri sono considerati barbari e quindi inferiori, praticamente subumani. L’esperienza come storica di Arkady Martine porta a vari richiami a imperi del passato e ai loro atteggiamenti nei confronti degli stranieri.

L’autrice ha usato le sue conoscenze di storia anche per definire la struttura politica e sociale dell’impero del Teixcalaan. Da questo punto di vista, c’è una sorta di aggiornamento a un futuro in cui ad esempio intelligenze artificiali vengono usate per mantenere l’ordine all’interno dell’impero.

Lsel è una piccola stazione spaziale ma non per questo è arretrata, anzi è per certi versi molto avanzata dal punto di vista tecnologico. La tecnologia delle imago permette ai suoi cittadini di avere impianti che contengono riproduzioni dei ricordi e della coscienza di altre persone. Si tratta di una tecnologia che dovrebbe essere segretissima.

In tutto ciò, Arkady Martine inserisce una miriade di riferimenti e dettagli alla cultura del Teixcalaan. Mahit Dzmare l’ha studiata a lungo e parla bene la lingua, per una barbara, s’intende. Nonostante l’atteggiamento dei cittadini imperiali, si crea un rapporto stretto tra l’ambasciatrice e la sua intermediaria culturale Tre Posidonia ma forse ciò è dovuto al fatto che ha un debole per i barbari.

Per le sue caratteristiche, “Un ricordo chiamato impero” è un romanzo del tutto inadatto a chi cerca azione e avventura. È perfetto per chi cerca intrighi sviluppati con tanti dettagli e sottigliezze in un universo narrativo attentamente costruito. È il primo romanzo di una serie ma ha una sua conclusione che lo rende adatto a essere letto come romanzo autonomo.

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