Fondazione: la paura di Gregory Benford

Fondazione: la paura di Gregory Benford
Fondazione: la paura di Gregory Benford (edizione britannica)

Il romanzo “Fondazione: la paura” (“Foundation’s Fear”) di Gregory Benford è stato pubblicato per la prima volta nel 1997. È il primo libro della cosiddetta seconda trilogia della Fondazione. In Italia è stato pubblicato da Mondadori in un’edizione fuori collana e nel n. 44 di “Urania Jumbo” nella traduzione di Piero Anselmi.

L’imperatore Cleon I intende nominare Hari Seldon Primo Ministro ma la situazione politica è complicata. La scelta imperiale è dovuta alla convinzione che la psicostoria che Seldon sta sviluppando possa aiutare l’impero galattico. Betan Lamurk, un membro del Consiglio Imperiale, ha le sue ambizioni ed è pronto a tutto per eliminare Seldon.

Una controversia tra la popolazione riguarda le identità artificiali. Simulazioni di Voltaire e di Giovanna D’Arco vengono usate per esplorare diverse posizioni sulla natura delle identità artificiali ma la loro attività finisce per prendere pieghe inaspettate.

Negli ultimi anni della sua vita, Isaac Asimov aveva scritto vari romanzi che avevano lo scopo di mettere assieme i vari cicli che aveva scritto nei decenni precedenti. In “Fondazione anno zero” in particolare, racconta come il robot R. Daneel Olivaw fosse stato importanti nella politica imperiale e nella vita di Hari Seldon. Dopo la morte di Asimov, altri autori vennero autorizzati dai suoi eredi a scrivere una nuova trilogia di romanzi che riempivano quelli che erano considerati buchi in quella grande storia. Ciò significa che bisogna avere già familiarità con le varie parti della storia futura di Asimov per capire l’ambientazione e i protagonisti.

Gregory Benford è l’autore del primo romanzo di quella che è stata chiamata la seconda trilogia della Fondazione. Gli eventi di “Fondazione: la paura” si incrociano con quelli di “Fondazione anno zero” concentrandosi sul periodo in cui Hari Seldon viene nominato Primo Ministro dall’imperatore Cleon I. Questo romanzo mi ha dato sensazioni miste in modo estremo a causa delle diverse parti, che secondo me lo rendono disomogeneo.

Ero scettico su questo tipo di operazione perché c’è sempre il rischio che si limiti a sfruttare la fama di un ciclo senza aggiungervi nulla di sostanzioso. Già gli ultimi romanzi della Fondazione scritti da Isaac Asimov non mi avevano convinto molto perché aveva voluto unire tutte le parti della sua storia futura cambiando radicalmente la prospettiva della trilogia originale della Fondazione. Gli autori della seconda trilogia della Fondazione sono di altissimo livello perciò ho deciso di darle comunque una possibilità.

L’idea di avere nuovi sviluppi della storia di Hari Seldon e della creazione della psicostoria era intrigante nonostante i miei dubbi. Questa parte di “Fondazione: la paura” è di gran lunga quella che mi ha interessato maggiormente ma il romanzo include altro e per me sono arrivati rapidamente motivi per annoiarmi.

La sottotrama incentrata sulle simulazioni di Voltaire e Giovanna D’Arco è per larghi tratti separata dal resto del romanzo. La parte iniziale riguarda discussioni filosofico-religiose di cui non mi interessava assolutamente nulla perciò mi sono rapidamente annoiato. Andando avanti, si vede che Gregory Benford usa questa sottotrama per ampliare a modo suo l’intero universo narrativo creato da Isaac Asimov. Secondo me, poteva essere un’idea interessante come parte di un’altra storia legata alla Fondazione ma come sottotrama di “Fondazione: la paura” e sviluppata in quel modo mi ha lasciato freddo.

Ho trovato più interessante lo sviluppo della trama principale legato ai contatti di Hari Seldon con gli scimpanzè. Di solito, nel romanzo vengono chiamati semplicemente pan ma un accenno alla definizione Pan troglodytes presenti nei documenti antichi conferma che si tratta di scimpanzè. Esaminando i loro comportamenti e le similitudini con i comportamenti umani, Seldon trae alcune idee per lo sviluppo della psicostoria.

Complessivamente, “Fondazione: la paura” mi è parso carino ma nulla più soprattutto a causa delle digressioni rispetto alla storia di Hari Seldon. È un romanzo che può piacere a chi vuole leggere tutte le storie ufficiali della Fondazione e apprezza le idee inserite da Gregory Benford.

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