Revenant Gun di Yoon Ha Lee

Revenant Gun di Yoon Ha Lee
Revenant Gun di Yoon Ha Lee

Il romanzo “Revenant Gun” di Yoon Ha Lee è stato pubblicato per la prima volta nel 2018. È il terzo libro della serie The Machineries of Empire e segue “Raven Stratagem“. È inedito in Italia.

Shuos Jedao ricorda di avere 17 anni e di essere un cadetto ma il suo corpo è palesemente molto più anziano, con tanto di cicatrici che indicano che è stato ferito in guerra. L’esarca Nirai Kujen gli spiega che è un generale e gli ordina di riconquistare pianeti che si sono distaccati dall’esarcato.

Nove anni dopo che un duro colpo è stato inferto all’esarcato, le forze che si sono distaccate da esso si preparano a un nuovo scontro. Kel Cheris ha i suoi piani, che includono un’indagine che ha lo scopo di scoprire i segreti dell’esarca Nirai Kujen.

La trilogia “The Machineries of Empire” è un mix di generi e sottogeneri dato che è basata su quelle che vengono definite tecnologie esoteriche. Gli sviluppi visti nel corso dei vari romanzi mostrano quanto quelle tecnologie funzionino in modo rigoroso ma sempre basandosi su condizionamenti dei militari e ritualismi legati anche al calendario e sul credervi. Lo scontro tra diversi condizionamenti e ritualismi è un elemento che diventa importante in questo libro finale della trilogia.

L’elemento di fantascienza militare rimane importante anche in “Revenant Gun” anche se è molto legato all’elemento di intrigo politico. Esso era già centrale in “Raven Stratagem” e nel terzo libro le conseguenze di quegli eventi vengono sviluppate a nove anni di distanza. Nonostante quell’intervallo, la trilogia è un’unica grande storia ed è necessario aver letto i primi due libri per capire innanzitutto alcune delle regole legate alle tecnologie esoteriche su cui si fonda l’esarcato.

La storia del generale Shuos Jedao, riportato in vita a secoli di distanza dalla sua vita originale, mostra pienamente come quella che possiamo considerare a tutti gli effetti magia possa essere mescolata con tecnologie avanzatissime. Jedao è legato a episodi a dir poco controversi della storia di quello che era un eptarcato e poi è diventato un esarcato ma lui stesso diventa oggetto di manipolazioni di vario tipo.

Si può dire che si tratti di un caso in cui un personaggio è sia carnefice che vittima, anche allo stesso tempo. La storia di Jedao è davvero complessa per come viene sviluppata nel corso della trilogia e Yoon Ha Lee riesce ad aggiungere un nuovo livello di complessità in “Revenant Gun” che emerge fin dall’inizio con un Jedao che almeno in apparenza soffre di amnesia.

Queste manipolazioni fanno parte del più ampio tema legato agli intrighi che sono diventati centrali già nel secondo libro. Ho preferito il modo in cui sono stati impiegati in “Revenant Gun” perché sono meno legati a bizzarrie ed idiosincrasie di certi personaggi e più alle tecnologie esoteriche. Secondo me, questa scelta ha permesso di sfruttare meglio le peculiarità di questo universo narrativo e di continuare allo stesso tempo a sviluppare alcuni personaggi.

“Raven Stratagem” mi aveva lasciato alcune perplessità legate alle scelte di Yoon Ha Lee mentre “Revenant Gun” mi ha riportato sensazioni positive per gli sviluppi della trama che ho preferito perché li ho trovati più interessanti, con colpi di scena che mi sono sembrati costruiti meglio.

È necessario immergersi in quest’universo narrativo per riuscire ad apprezzare questa trilogia ma se cercate una serie di fantascienza con elementi originali, considerate la serie The Machineries of Empire. Con “Revenant Gun” viene conclusa la trilogia ma Yoon Ha Lee ha scritto anche alcuni racconti brevi ambientati nello stesso universo narrativo che possono essere considerati un extra che non è indispensabile.

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