Cristalli sognanti o I gioielli sognanti di Theodore Sturgeon

Cristalli sognanti o I gioielli sognanti di Theodore Sturgeon
Cristalli sognanti o I gioielli sognanti di Theodore Sturgeon

Il romanzo “Cristalli sognanti”, conosciuto anche come “I gioielli sognanti”, (“The Dreaming Jewels”, conosciuto anche come “The Synthetic Man”) di Theodore Sturgeon è stato pubblicato per la prima volta nel 1950 sulla rivista “Fantastic Adventures” e successivamente come libro in una versione revisionata. In Italia è stato pubblicato da Mondadori nei nn. 11 e 321 bis di “Urania” nella traduzione di Tom Arno (Giorgio Monicelli), dalla Libra Editrice nel n. 10 de “I Classici della Fantascienza” e dall’Editrice Nord nel n. 62 di “Cosmo Oro” nella traduzione di Ugo Malaguti, di nuovo da Mondadori all’interno del n. 23 de “I Massimi della Fantascienza” nella traduzione di Nicoletta Vallorani, da Adelphi nel n. 117 de “Gli Adelphi” e di nuovo da Mondadori nel n. 28 di “Urania Collezione” nella traduzione di Giampietro Calasso e all’interno de “I gioielli sognanti e altri gioielli” nella traduzione di Norman Gobetti.

Horty ha 8 anni quando viene sorpreso a mangiare formiche. Il suo strano comportamento provoca l’ira del suo padre adottivo e come conseguenza del litigio che segue perde tre dita di una mano. Horty decide che la cosa migliore che possa fare è scappare di casa portandosi dietro solo un pupazzetto a cui tiene moltissimo. Letteralmente salta sul primo camion di passaggio, dove incontra alcune persone che lavorano in un circo e lo invitano ad andare con loro.

Il gestore del circo Pierre Monetre è poco amichevole ma Zena, una nana che ha incontrato Horty sul camion, convince il suo capo ad accogliere il bambino spacciandolo per una ragazza nana come lei. La vita di Horty sembra migliorare decisamente in un ambiente in cui le persone in genere si vogliono bene ma Zena lo avverte di non rivelare a nessuno che le dita che aveva perduto gli sono ricresciute.

Theodore Sturgeon è stato un autore di fantascienza umanistica i cui capolavori non erano legati a elementi scientifici e tecnologici bensì a qualità profondamente umane dei loro protagonisti. Si tratta di persone rifiutate per vari motivi dalla società in cui vivono e che a volte subiscono abusi da chi dovrebbe dar loro una mano.

In “Cristalli sognanti” il protagonista è Horty, un bambino che scappa di casa per sfuggire alla crudeltà del suo padre adottivo. Per motivi che in quel momento non capisce neppure lui ha mangiato delle formiche ma è stato visto. Ciò ha fatto infuriare il padre adottivo, al quale non interessa perché l’abbia fatto ma si considera una persona rispettabile e ritiene che il comportamento di Horty sia disdicevole.

Il contrasto tra questa situazione iniziale e il circo è totale. La vera famiglia adottiva di Horty è quella composta dalle persone del circo, e in particolare Zena, tra le quali trova solidarietà e benevolenza. C’è un abisso tra una presunta persona rispettabile come il padre adottivo di Horty e gli emarginati del circo, quelli che vengono chiamati freaks nel celebre film di Tod Browning. Anche nel romanzo di Sturgeon il tema della diversità è centrale assieme alla grande umanità delle persone che Horty incontra nel circo.

La prima parte di “Cristalli sognanti” è per molti versi una storia di formazione che riassume anni di vita di Horty con la sua progressiva scoperta di se stesso. Si tratta di una crescita fuori dal normale con stranezze e misteri a cui Horty deve trovare una soluzione. Per certi versi l’elemento fantascientifico è sempre presente ma solo leggendo la storia di Horty è possibile comprenderne la natura. È una fantascienza umanistica con toni fantasy ed è normale nelle storie di Theodore Sturgeon, il cui stile è spesso poetico.

I personaggi sono decisamente il punto di forza di “Cristalli sognanti” e fanno funzionare la storia nonostante una tendenza all’esposizione. L’esplorazione di cosa sia l’umanità, nel bene e nel male, viene condotta da Theodore Sturgeon in un modo che la pone al di fuori di una cornice temporale mettendola al livello di un archetipo. È una storia per la quale le etichette di genere sono limitanti perciò ne consiglio la lettura a chiunque sia interessato a riflessioni sull’umanità.

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