Il ruolo dell’Ardipithecus ramidus nell’evoluzione della locomozione bipede negli esseri umani


Un articolo pubblicato sulla rivista “eLife” riporta la tesi che la morfologia del piede dell’Ardipithecus ramidus, un ominino che visse circa 4,4 milioni di anni fa, è la più simile a quella di scimpanzè e gorilla tra le scimmie antropomorfe. Thomas Prang del Dipartimento di Antropologia dell’Università di New York ha esaminato le caratteristiche dei piedi dell’Ardipithecus ramidus per valutare il rapporto tra il tipo di locomozione di una specie e le sue caratteristiche scheletriche. Lo scopo è di ricostruire l’evoluzione del bipedismo e stimare l’aspetto dell’ultimo antenato comune di umani e scimpanzè.

L’Ardipithecus ramidus (foto dello scheletro dell’individuo soprannominato Ardi ©Chartep) è un ominino i cui resti fossili sono stati scoperti a partire dal 1992 nell’Afar, in Etiopia, non molto distante dal luogo in cui vennero trovate le ossa fossili di Lucy, l’Australopithecus afarensis che all’epoca della sua scoperta era il più antico ominino conosciuto con i suoi 3,2 milioni di anni. La datazione del primo individuo scoperto, una femmina soprannominata Ardi, indicò che era molto più antico risalendo a circa 4,4 milioni di anni fa.

Anche grazie a nuovi ritrovamenti di altri fossili, seppure parziali, nel corso degli anni è stato possibile stabilire che gli Ardipithecus ramidus avevano caratteristiche più vicine alle scimmie antropomorfe che agli esseri umani. Questa nuova ricerca si concentra su questa specie come chiave per capire l’evoluzione del bipedismo.

Secondo Thomas Prang, gli esseri umani sono evoluti da antenati che si erano adattati a vivere al suolo, forse in modo simile alle scimmie antropomorfe africane. Tuttavia, dopo il ritrovamento dei fossili di Ardipithecus ramidus la prima interpretazione da parte dei ricercatori offerta in uno studio pubblicato nel 2009 fu che i loro piedi assomigliavano più a quelli di scimmie non antropomorfe. Secondo Prang invece la morfologia dei piedi di questi ominini suggerisce che il bipedismo umano sia derivato da una forma di locomozione simile a quelle delle scimmie antropomorfe africane.

L’immagine in alto (Cortesia Thomas Prang. Tutti i diritti riservati) mostra un albero evolutivo con le parentele tra le scimmie antropomorfe esistenti oggi, l’Ardipithecus ramidus e l’Homo sapiens. I cerchietti rappresentano cambi evolutivi ipotizzati per spiegare gli adattamenti alla vita al suolo nell’antenato comune delle scimmie antropomorfe africane e degli esseri umani ma anche l’evoluzione del bipedismo.

Thomas Prang ha sottolineato l’importanza del contesto evolutivo naturale in cui antichi ominini hanno sviluppato la locomozione bipede, la cui storia viene rivelata dallo studio dei fossili. Ha aggiunto che il bipedismo venne preceduto da un adattamento a una locomozione quadrupede sul suolo negli antenati comuni di Homo sapiens e scimmie antropomorfe.

Questo è solo l’ultimo di vari studi sull’Ardipithecus ramidus, un ominino davvero interessante per capire l’evoluzione degli esseri umani e la diversificazione rispetto alle scimmie antropomorfe. Le scoperte di fossili di ominini e la comprensione degli ambienti in cui vivevano sta portando alla ricostruzione delle spinte evolutive che hanno portato diverse popolazioni di antichi ominini a sviluppare diversi adattamenti che hanno come risultato le specie esistenti oggi: Homo sapiens, scimpanzè, bonobo, gorilla, orangutan e gibbone.

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