Il romanzo “I tesori di Tschai”, conosciuto anche come “I tesori del pianeta Tschai”, (“The Dirdir”) di Jack Vance è stato pubblicato per la prima volta nel 1969. È il terzo romanzo della quadrilogia di Tschai e segue “Le insidie di Tschai“. In Italia è stato pubblicato da Mondadori nel n. 567 di “Urania”, all’interno del n. 1 di “Biblioteca di Urania”, all’interno del n. 16 de “I Massimi della Fantascienza”, nel n. 108 di “Oscar Fantascienza”, nel n. 253 dei “Classici Urania”, all’interno del n. 1 di “Urania Le Grandi Saghe” e all’interno del n. 167 di “Urania Collezione” nella traduzione di Beata Della Frattina. Quest’ultima edizione è disponibile anche in formato Kindle su Amazon Italia e Amazon UK e in formato ePub su IBS.
I tentativi di Adam Reith di trovare un’astronave per tornare sulla Terra e per lasciare il pianeta Tschai hanno suscitato l’attenzione dei Dirdir, una delle specie che abita il Tschai. Assieme ai suoi compagni di viaggio, riesce a eliminare il primo gruppo inviato per catturarlo e ucciderlo ma sa che altri seguiranno.
Reagire alle minacce e ad altri eventi non è più sufficiente perciò Adam Reith decide che è giunto il momento di ribaltare la situazione. Su Tschai ci sono le tecnologie per costruire una nuova astronave ma sono necessari davvero molti soldi. Per procurarseli, il terrestre deruba i Dirdir.
Ne “I tesori di Tschai” continuano le avventure di Adam Reith nel suo tentativo di lasciare il pianeta Tschai. La narrazione riprende dov’era finito il secondo romanzo, con l’astronauta terrestre che, dopo una serie di peripezie assieme ai suoi improbabili compagni di viaggio Traz e Anacho escogita un nuovo piano per ottenere un’astronave.
Nel corso delle sue avventure, Adam Reith ha viaggiato in varie regioni del pianeta Tschai, incontrando alcune delle culture umane e anche alcune delle altre specie che vi abitano. Da questo punto di vista, i primi due romanzi della quadrilogia di Tschai contengono elementi tipici delle opere di Jack Vance ma qualcosa cambia ne “I tesori di Tschai”.
Stavolta, Adam Reith e i suoi compagni di viaggio si trovano ad avere a che fare con i Dirdir, i quali hanno un istinto di cacciatori che li porta ad agire in maniera spietata e possibilmente rapida. Per il terrestre il problema non è più sfuggire a pericoli occasionali perché è ora un ricercato e quindi un obiettivo specifico.
Per questo motivo, “I tesori di Tschai” non è una cronaca di viaggi ma per molti versi il racconto degli scontri tra Adam Reith e i Dirdir. La conseguenza è che rispetto ai romanzi precedenti c’è un senso di minaccia più continuo che è concentrato sui Dirdir invece di essere occasionale e proveniente da nemici locali.
Nel suo progetto di costruire una nuova astronave, Adam Reith deve ricorrere ai “servizi speciali” di un tale Aila Woudiver, che gli procura tecnologie e mano d’opera. Tutto ciò costa molti soldi, anche perché Woudiver è particolarmente avido ma il problema maggiore è che vorrebbe essere un Sub-Dirdir perciò Reith non può fidarsi di lui. Il rapporto molto teso tra i due aggiunge al senso di minaccia presente nel romanzo.
Tutto ciò non significa che ne “I tesori di Tschai” non si veda la mano di Jack Vance ma solo che l’autore si concentra maggiormente sui Dirdir e su alcuni personaggi come Aila Woudiver. La trama del romanzo viene usata per fornire informazioni sulla loro cultura, sulle loro tradizioni e altro ancora come la loro complessa sessualità. Sono nemici molto potenti ma anche molto individualisti e ciò rappresenta una delle poche speranze per Adam Reith di sopravvivere.
Come i precedenti, “I tesori di Tschai” è un romanzo breve anche per gli standard dell’epoca ma Jack Vance riusciva sempre a inserire dettagli sufficienti per rendere la storia ricca oltre che piacevole e interessante. Questa è la terza parte di una storia più ampia ed è strettamente collegata agli altri romanzi della serie perciò non ha un vero inizio né una vera fine.
Per questi motivi, secondo me la cosa migliore è procurarsi la quadrilogia di Tschai completa per leggerla tutta e godersi pienamente questo classico non solo del sottogenere planetary romance ma della fantascienza in generale.
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