Un piano dell’ESA per spostare i satelliti Galileo finiti nell’orbita sbagliata

In rosso l'attuale orbita dei satelliti Galileo lanciati in agosto, a trattini verdi la loro orbita teorica e in verde l'orbita dei satelliti Galileo lanciati nel 2011 (Immagine ESA)
In rosso l’attuale orbita dei satelliti Galileo lanciati in agosto, a trattini verdi la loro orbita teorica e in verde l’orbita dei satelliti Galileo lanciati nel 2011 (Immagine ESA)

L’ESA ha annunciato che uno dei due satelliti della costellazione Galileo lanciati il 22 agosto 2014 e finiti in un’orbita sbagliata verrà spostato nel corso di questo mese. Un problema all’ultimo stadio Fregat del razzo vettore aveva provocato l’inserimento dei due satelliti in un’orbita molto diversa da quella prevista. Se le manovre correttive daranno esito soddisfacente, verranno ripetute per l’altro satellite Galileo nella stessa situazione.

Le analisi dell’orbita dei due satelliti Galileo, l’alternativa europea al sistema GPS, cominciate poche ore dopo la loro entrata in orbita, non hanno lasciato molte alternative agli ingegneri dell’ESA. La loro orbita doveva essere quasi circolare ad un’altitudine di 23.222 chilometri, invece è molto allungata tra i 13.713 e i 25.900 chilometri. Anche l’angolo relativo all’equatore è diverso da quello previsto.

I due satelliti funzionano correttamente ma la loro orbita determina alcuni problemi tecnici. Essendo allungata, li porta dentro le fasce di van Allen, dove il livello di radiazioni è molto più elevato e ciò aumenta la loro usura. Quando la loro orbita li porta nel punto più basso, la Terra appare così grande da rendere inutili i loro sensori. La conseguenza è che devono affidarsi solo ai giroscopi rendendo non sufficientemente precisa la misura della loro posizione.

I satelliti hanno una quantità di propellente limitata, utile per effettuare piccoli aggiustamenti orbitali. Dotarli di più propellente aumenterebbe di molto i costi, anche perché li renderebbe più grossi e pesanti per cui il costo del lancio sarebbe maggiore e un razzo vettore più potente aumenta subito i costi di vari milioni di Euro.

Il risultato è che i satelliti Galileo non hanno il propellente necessario a spostarsi nell’orbita prevista ma questo era stato chiaro praticamente fin da quando il problema era stato scoperto. È stato necessario tanto tempo per implementare un piano per recuperare i satelliti proprio perché devono essere spostato in un’orbita utile e raggiungibile con il propellente disponibile.

L’orbita standard dei satelliti Galileo li porta a volare sulla stessa area una volta ogni 10 giorni. Se le manovre correttive avranno il successo sperato, i due satelliti lanciato in agosto voleranno sulla stessa area una volta ogni 20 giorni. In questo modo, verranno comunque sincronizzati con il resto della costellazione.

Nel corso di due settimane, uno dei due satelliti effettuerà 15 manovre correttive. Successivamente, comincerà una fase di test per verificare che funzioni correttamente e possa fare il lavoro per cui è stato costruito. Sono costati molti soldi perciò poterli usare sarebbe un ottimo risultato!

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2 Comments


  1. credo che il grosso del lavoro sia stato fatto in fase di post processing delle informazioni raccolte: probabilmente sono stati adattati gli algoritmi e aggiornati i codici per tenere conto delle nuove orbite (comunque non ottimali)e dei nuovi ritardi di fase introdotti dai 2 satelliti una volta che avranno raggiunto la nuova orbita

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