La morte di Proxima di Brandon Q. Morris

La morte di Proxima di Brandon Q. Morris
La morte di Proxima di Brandon Q. Morris

Il romanzo “La morte di Proxima” (“Proxima Dying”) di Brandon Q. Morris è stato pubblicato per la prima volta nel 2021. È il secondo libro della Trilogia di Proxima e segue “L’ascesa di Proxima“. La traduzione in italiano è di Francesco A. Vitellini.

Marchenko usa un corpo robotico che lo ospiti per poter accompagnare Adam ed Eva nella loro esplorazione del pianeta Proxima b alla ricerca dei nativi che hanno inviato un segnale nello spazio. Non è certo una missione facile, soprattutto dopo ciò che hanno scoperto.

Sul lato diurno del pianeta, quello sempre illuminato dalla sua stella, non sembra esserci nessuna traccia di abitanti senzienti. I viaggiatori decidono di spostare la ricerca sul lato notturno con le difficoltà che ciò porta, a cominciare dal buio perenne e dai ghiacci che ricoprono quell’emisfero.

“La morte di Proxima” continua la trilogia scritta dal fisico Matthias Matting, che utilizza lo pseudonimo Brandon Q. Morris, incentrata sulla missione nel sistema di Proxima Centauri. È una missione progettata in seguito alla ricezione di una richiesta di soccorso proveniente da un pianeta di quel sistema, Proxima b. La trilogia costituisce un’unica storia divisa in tre libri perciò è necessario leggerli tutti.

I romanzi di Brandon Q. Morris sono etichettati da lui stesso come fantascienza “hard” perciò non è certo sorprendente che l’autore abbia tentato di immaginare in modo realistico la situazione su Proxima b. Si tratta di un esopianeta realmente esistente e le informazioni disponibili su di esso vengono usate per sviluppare speculazioni sulle possibili forme di vita che potrebbero essersi evolute in quell’ambiente.

Le descrizioni sono lunghe e dettagliate perché l’ambiente è in un certo senso uno dei protagonisti della trilogia. Esse rallentano il ritmo nella narrazione assieme ai monologhi di Marchenko. Ci sono molti eventi e l’avventura dei viaggiatori non è certo semplice ma le scelte narrative confermano come gli eventi siano spesso funzionali alle descrizioni di ciò che trovano i protagonisti. In certi casi, devono prendere delle decisioni importanti sul da farsi e ciò comporta discussioni. Anch’esse vengono usate per sviluppare l’elemento scientifico e le relative speculazioni.

I comportamenti di Adam ed Eva sembrano fin troppo funzionali agli sviluppi drammatici della trama. Sono stati letteralmente creati per quella missione e tutta la loro vita fino all’arrivo su Proxima b era finalizzato alla preparazione per quella missione. Nonostante ciò, sembrano spesso impreparati, con la conseguenza che certe loro decisioni creano solo problemi.

Il risultato è che certamente ci sono parecchie descrizioni delle possibili caratteristiche geologiche e ambientali del pianeta Proxima b e dei manufatti dei nativi ma secondo me la trama a volte ne soffre. In certi casi, alcuni sviluppi della storia sembrano davvero una scusa per includere alcune descrizioni che sono intriganti ma a volte inserite in modo un po’ forzato.

Tra le caratteristiche dei romanzi di Brandon Q. Morris c’è l’inclusione di’ appendici che riguardano temi scientifici significativi per le trame a scopo didattico. Quella de “La morte di Proxima” riguarda la materia oscura, uno dei misteri cosmologici attualmente centro di studi importanti e di discussioni riguaranti la sua esistenza e la sua natura.

Come il primo libro, “La morte di Proxima” non ha un vero finale perché costituisce la seconda parte di una storia più grande perciò ha senso leggerlo se si è pronti a leggere tutta la trilogia. È dichiaratamente un’opera di fantascienza “hard” perciò lo consiglio a chi apprezza questo sottogenere e può essere stimolato da tutte le speculazioni presenti nel romanzo.

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