65 schizzi attribuiti a Vincent Van Gogh sono al centro di una controversia sulla loro autenticità

Oliveto con nuvola bianca di Vincent Van Gogh
Oliveto con nuvola bianca di Vincent Van Gogh

Ieri a Parigi è stato presentato un libro contenente 65 schizzi attribuiti a Vincent Van Gogh intitolato “Vincent Van Gogh, le brouillard d’Arles, carnet retrouvé” (Vincent Van Gogh, la nebbia d’Arlet, il taccuino ritrovato). Sarebbe una scoperta sensazionale e come tale è stata promossa se non fosse che il Museo Van Gogh di Amsterdam ha risposto alla presentazione dichiarando che gli schizzi sono dei falsi.

Il libro sui presunti schizzi di Vincent Van Gogh è stato scritto dall’esperta canadese Bogomila Welsh-Ovcharov, accreditata come una delle più importanti esperte del grande pittore, in passato già autrice di altri saggi sulle sue opere e curatrice di mostre di opere dell’artista. Gli schizzi diventati oggetto della disputa sono stati messi a disposizione di Bogomila Welsh-Ovcharov inizialmente per la richiesta di un parere sulla loro origine e, dopo la prima attribuzione, per una serie di analisi per verificarla che sono durate tre anni.

Secondo Bogomila Welsh-Ovcharov, gli schizzi sono stati davvero disegnati da Vincent Van Gogh nel corso del suo periodo provenzale, da quando arrivò ad Arles nel febbraio 1888 a quando si trasferì a Parigi nel maggio 1890. Si tratta di versioni di preparazione di vari quadri e l’analisi del loro stile ma anche dell’inchiostro e della carta dall’altra sono elementi che sono stati considerati conferme della loro autenticità.

Se le cose stanno così, si tratta di una scoperta davvero straordinaria ma a questo punto è diventata una disputa tra esperti che offrono valutazioni totalmente opposte riguardo a quegli schizzi. In risposta alla presentazione avvenuta a Parigi, il Museo Van Gogh di Amsterdam ha infatti pubblicato un comunicato stampa in cui viene sostenuto che gli schizzi sono solo imitazioni dei lavori del grande pittore e che il taccuino solleva molti interrogativi.

Nel comunicato stampa, è stato scritto che il Museo Van Gogh era al corrente da tempo dell’esistenza dei disegni appena pubblicati e che tra il 2008 e il 2012 i suoi esperti hanno già fornito un’opinione sulla loro autenticità. Quegli esperti avevano esaminato i disegni originali nel 2013 e non hanno cambiato idea sul fatto che si tratti di imitazioni dopo la pubblicazione del saggio di Bogomila Welsh-Ovcharov.

L’opinione degli esperti del Museo Van Gogh deriva da anni di ricerche sui disegni del grande pittore inclusi nella propria collezione e altri ancora. Il Museo detiene circa 500 disegni di Vincent Van Gogh e quattro dei suoi taccuini e l’esame degli schizzi inclusi nel saggio appena pubblicati, che significa l’esame dello stile, della tecnica, dei materiali e dell’iconografia dei disegni ha portato gli esperti a concludere che si tratta di imitazioni.

Ora che il libro di Bogomila Welsh-Ovcharov è stato pubblicato e la controversia è diventata pubblica, probabilmente ci saranno altre perizie sui disegni con altre ricerche scientifiche su carta e inchiostro da parte di altri studiosi. Per ora, è già disponibile la versione inglese del libro con il titolo “Vincent van Gogh: The Lost Arles Sketchbook” in attesa di capire se davvero siamo di fronte a una scoperta straordinaria o se il taccuino è un falso.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *