Il romanzo “Il giardino di Rama” (“The Garden of Rama”) di Arthur C. Clarke e Gentry Lee è stato pubblicato per la prima volta nel 1991. È il seguito di “Rama II“. In Italia è stato pubblicato da Rizzoli nella collana “La Scala” e da Mondadori nel n. 13 di “Urania Jumbo” e all’interno di “Rama. Il ciclo completo” nella traduzione di Maria Barbara Piccioli.
Nicole Des Jardins, Richard Wakefield e Michael O’Toole sono rimasti sull’enorme astronave aliena chiamata Rama II quando essa ha ripreso il suo viaggio nello spazio uscendo dal sistema solare. Durante il lungo viaggio verso il sistema di Sirio essi hanno vari figli ma al loro arrivo scoprono che si tratta solo di una tappa e i misteriosi costruttori hanno altri piani.
Un habitat adatto agli esseri umani viene costruito in Rama e ai tre passeggeri viene chiesto di registrare un video per invitare i terrestri a inviare 2.000 persone che costruiscano una colonia al suo interno. I governi terrestri mantengono il segreto sul messaggio e i coloni pensano che la loro missione sia quella di creare una nuova colonia su Marte.
“Il giardino di Rama” è il secondo romanzo che forma una trilogia creata dalla collaborazione tra Arthur C. Clarke e Gentry Lee ambientata nello stesso universo narrativo di “Incontro con Rama”. In questi lavori Clarke fornì più che altro idee lasciando l’effettivo lavoro di scrittura soprattutto al suo collega anche se sulle copertine dei libri il suo nome veniva scritto a caratteri più grandi per motivi pubblicitari.
Mentre “Rama II” segnava un nuovo inizio rispetto al romanzo originale ambientandolo dopo decenni, “Il giardino di Rama” riprende direttamente la storia del romanzo precedente, con i tre protagonisti rimasti sull’astronave aliena in viaggio verso Sirio.
La prima parte de “Il giardino di Rama” riassume tredici anni di viaggio raccontati in prima persona da Nicole Des Jardins. Si tratta soprattutto dei suoi rapporti con i due compagni di viaggio, della nascita dei loro figli e delle strane circostanze in cui li allevano fino all’arrivo a quello che viene chiamato Nodo ramano nel sistema di Sirio.
La situazione in cui i tre si trovano è tale da forzarli a volte a scelte estreme e sembra che l’unico scopo di quel viaggio effettuato a quella velocità sia permettere a Nicole di avere qualche figlio. Sembra infatti improbabile che certi esami medico / biologici possano essere fatti loro solo al Nodo.
Dato che questa parte è raccontata da Nicole, dei due uomini abbiamo solo il suo punto di vista. Richard Wakefield subisce il peso della situazione e Michael O’Toole sembra solo interessato alla religione. Per questi motivi, questa prima parte alla fine è uno strano miscuglio di sesso e religione.
La storia dopo l’arrivo al Nodo ramano è potenzialmente più interessante, invece secondo me cominciano i problemi maggiori del romanzo. In “Rama II” c’era già stata una decostruzione dell’universo narrativo originale e nella nuova situazione la Terra è fin troppo simile a quella odierna, soprattutto per quanto riguarda i problemi e gli atteggiamenti negativi di molte persone.
La storia della colonia formata dentro Rama è condizionata dal fatto che i governi mondiali sembrano interessati solo a liberarsi di qualche criminale perciò ne inviano un po’ a fare i coloni. Il risultato è che tra essi solo pochi sembrano persone con un minimo di decenza e la colonia viene gestita seguendo i più bassi istinti umani.
La storia diventa francamente mediocre perché è sviluppata in maniera davvero grossolana con i personaggi che agiscono solo per creare drammi davvero banali. Con pochissime modifiche questa parte potrebbe essere ambientata dovunque sulla Terra e in altre epoche.
Purtroppo gli elementi interessanti riguardanti Rama, il Nodo e altre specie aliene presenti in Rama sono secondarie ne “Il giardino di Rama”. Ciò purtroppo rende la lettura del romanzo particolarmente frustrante perché ho trovato la storia così com’è sviluppata non interessante.
Ad Arthur C. Clarke è stato spesso rimproverato di non sviluppare i suoi personaggi. Nei romanzi della serie di Rama scritti assieme a Gentry Lee sembra che sia stato il secondo a gestire i personaggi ma l’ha fatto in un modo che fa rimpiangere la presunta piattezza di Clarke. A causa di questa scelta, i personaggi introdotti ne “Il giardino di Rama” mi sembrano rozzi e non mi importa nulla di ciò che succede loro, un altro motivo per cui quello che dovrebbe essere un dramma mi è risultato noioso.
A causa dei vari elementi mediocri e noiosi, secondo me “Il giardino di Rama” è il peggiore libro della serie. Finisce con un “cliffhanger” perché forma un grande romanzo assieme al libro successivo. Se vi è piaciuto “Rama II” potrebbe forse piacervi anche questo seguito.
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concordo con il tuo giudizio, l’ho letto anch’io!
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