Rose Madder di Stephen King

Rose Madder di Stephen King
Rose Madder di Stephen King

Il romanzo “Rose Madder” (“Rose Madder”) di Stephen King è stato pubblicato per la prima volta nel 1995. In Italia è stato pubblicato da Sperling & Kupfer nel n. 202 di “Narrativa”, da Mondadori nel n. 155 de “I Miti” e di nuovo da Sperling & Kupfer nel n. 894 di “Superbestseller” nella traduzione di Tullio Dobner.

Da anni Rose, detta Rosie, è vittima degli abusi del marito Norman, che ha perfino forzato un aborto picchiandola quand’era incinta. Quando lui la colpisce per l’ennesima volta, sembra solo una delle tante violenze che lei ha subito ma il giorno dopo trova una goccia di sangue sul lenzuolo del letto, persa dal naso in seguito al colpo ricevuto. Per la donna è come un risveglio da un lungo torpore che la convince a fuggire da quell’orrore.

Freneticamente, Rosie fugge di casa e viaggia verso una città lontana. Costretta ad arrangiarsi da sola per la prima volta nella sua vita e terrorizzata dalla possibilità che Norman la trovi, grazie a un incontro scopre l’esistenza di una casa famiglia, dove trova aiuto. Quando cerca di ottenere qualche soldo dando in pegno l’anello di fidanzamento, nel negozio trova uno strano dipinto di una donna con un vestito rosa di robbia che nasconde molto più di quanto sembri.

Stephen King aveva già affrontato in alcuni suoi romanzi il tema della violenza domestica ma in “Rose Madder” esso diventa centrale. Fin dall’inizio il lettore viene gettato nell’incubo di Rosie, che da anni subisce le brutali violenze del marito. I continui abusi l’hanno gettata in uno stato di sudditanza che l’autore descrive attraverso le sensazioni e le emozioni della donna.

Lo stato di torpore di Rosie viene stravolto da un episodio tutto sommato banale quando trova una goccia di sangue sul lenzuolo del suo letto. In quel momento, finalmente capisce che deve fare qualcosa e decide di fuggire nonostante il terrore che suo marito Norman la scopra. Per Rosie quella decisione rappresenta un risveglio con una presa di coscienza di ciò che ha subito e un desiderio di prendere in mano la sua vita per la prima volta.

La storia della fuga frettolosa di Rosie in un’altra città non contiene elementi soprannaturali ma si tratta di un dramma purtroppo fin troppo realistico. Attraverso vari flashback, Stephen King ci fa capire quale incubo possa vivere una donna che accetta le violenze del marito sviluppando con grande profondità il suo stato psicologico.

Parallelamente, Stephen King racconta la storia dal punto di vista di Norman mostrandoci come consideri Rosie sostanzialmente una sua proprietà di cui disporre a piacere. Per lui essere abbandonato non rappresenta il fallimento di una relazione amorosa e soprattutto non lo vede come un fallimento personale. Norman considera la fuga di Rosie come un affronto imperdonabile.

Rosie cerca di costruirsi una nuova vita ma sempre con il timore che il marito la trovi e la consapevolezza che lui è un poliziotto e quindi ha i mezzi per rintracciarla. Alcuni incontri aiutano a migliorare la situazione di Rosie e in un negozio trova un dipinto che sembra quasi dotato di vita.

Inizialmente, il dipinto sembra un elemento secondario nel romanzo ma diventa sempre più importante nel corso della storia. La donna che vi è raffigurata indossa un vestito color rosa di robbia, che in inglese è proprio Rose Madder. Si tratta dell’elemento centrale della parte soprannaturale del romanzo, che diventa fondamentale verso la fine.

Il passaggio da un dramma umano a uno soprannaturale rende “Rose Madder” non del tutto omogeneo. Inizialmente, Rosie vive in una sorta di incubo che però è realistico mentre la parte finale contiene elementi onirici con forti connotazioni fantasy / horror. In un romanzo che per la maggior parte poteva funzionare senza elementi soprannaturali il passaggio è piuttosto brutale e secondo me costituisce il suo unico difetto.

Per il resto, in “Rose Madder” ho trovato i tipici pregi delle storie di Stephen King con una notevole costruzione della trama e dei personaggi che permettono al lettore di immergersi nella storia. Anche nei momenti in cui il ritmo rallenta l’autore riesce a mantenere la tensione grazie alle emozioni di Rosie.

“Rose Madder” è un romanzo autonomo ma i fan di Stephen King riconosceranno facilmente alcuni riferimenti ad alcune altre sue storie. Può essere letto tranquillamente anche da chi non ha mai letto nulla dell’autore (qualche bambino forse? 😉 ) perché quei riferimenti costituiscono una sorta di extra che aggiunge un altro livello di lettura per i fan.

Complessivamente, “Rose Madder” mi è sembrato un buonissimo romanzo a prescindere dal genere. È uno dei casi in cui l’etichetta di “re dell’horror” data a Stephen King è limitativa perché quest’opera può essere apprezzata da chiunque e per questo motivo mi sento di consigliarla a tutti.

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