Il romanzo “La nube purpurea” (“The Purple Cloud”) di M.P. Shiel è stato pubblicato per la prima volta nel 1901. In Italia è stato pubblicato da V. Giannotta (con il titolo “La nuvola porpora”) nella traduzione di Rocco Lazzazzera, da Adelphi nel n. 13 di “Biblioteca Adelphi”, da Mondadori nel n. 626 di “Oscar”, da Bompiani nel n. 237 di “Tascabili Bompiani”, ancora da Adelphi nel n. 22 di “Gli Adelphi” nella traduzione di Juan Rodolfo Wilcock e ancora da Mondadori nel n. 192 di “Urania Collezione” nella traduzione di Davide De Boni. La versione originale del romanzo è liberamente disponibile sul sito del Progetto Gutenberg.
Una spedizione viene preparata per raggiungere per la prima volta il polo nord e vincere l’enorme premio lasciato nel suo testamento da un milionario per chi riuscisse a compiere quell’impresa. Adam Jeffson trova un posto nella spedizione anche grazie alla sua fidanzata, che arriva ad avvelenare il proprio cugino per impedirgli di parteciparvi al posto del suo fidanzato.
Nel corso del suo viaggio, Adam Jeffson comincia ad avere un crescente presentimento di forze che lo guidano. Attraverso una serie di peripezie, riesce a essere il primo a raggiungere il polo nord ma quando comincia il suo viaggio di ritorno trova solo cadaveri e solo una nube purpurea di natura ignota come possibile causa.
“La nube purpurea” venne pubblicato inizialmente a puntate sulla rivista letteraria “The Royal Magazine” nei primi mesi del 1901 per poi essere pubblicato sotto forma di libro dopo alcuni mesi in una versione più lunga. Nel 1920 M.P. Shiel (Matthew Phipps Shiel) ne pubblicò una nuova versione in seguito a una revisione linguistica.
M.P. Shiel sembra essersi ispirato a Edgar Allan Poe e in particolare al suo romanzo “Storia di Arthur Gordon Pym”, conosciuto anche con altri titoli (“The Narrative of Arthur Gordon Pym of Nantucket”), per la struttura narrativa che ha una complessa cornice dato che la storia di Adam Jeffson viene scritta da una medium che ha il potere di contattare anime del passato e del futuro e i manoscritti passano per varie mani fino ad arrivare al narratore. Anche l’ambientazione polare e alcuni altri elementi accomunano le due storie.
L’inizio de “La nube purpurea” serve a definire la cornice riguardante la fonte della storia e le basi, con la presentazione del protagonista Adam Jeffson e le circostanze che lo portano a partecipare alla spedizione al polo nord. La sua fidanzata sembra davvero pronta a tutto per dargli la possibilità di vincere l’enorme premio promesso a chi avesse raggiunto per primo il polo nord ma ben presto diventa chiaro che neppure lui sembra avere molti scrupoli.
A differenza di Edgar Allan Poe, M.P. Shiel racconta il viaggio al polo nella prima parte del romanzo ma successivamente la sua diventa una storia apocalittica, il motivo per cui è considerato tra i precursori dell’odierna fantascienza apocalittica. Rimane la storia di un viaggio ma le circostanze sono diverse perché Adam Jeffson viaggia da solo in un mondo pieno di cadaveri e quindi anche in una situazione piuttosto macabra e alienante. Già nella parte iniziale il diario del viaggio del protagonista aveva momenti introspettivi, successivamente diventa ancor di più un viaggio interiore che procede di pari passo a quello fisico, diventando a volte onirico.
I viaggi di Adam Jeffson continuano per parecchi anni con la descrizione dei luoghi che visita e di ciò che fa qua e là per il mondo e allo stesso tempo delle sue riflessioni e delle sue emozioni, tipicamente intense. Complessivamente mi sembra un anti-eroe per le sue azioni e per la sua crescente convinzione di essere stato scelto per dare inizio a una nuova umanità. L’interpretazione diventa particolarmente soggettiva riguardo alle considerazioni religiose del protagonista e nel mio caso hanno contribuito a vederlo in modo negativo perché mi dà l’impressione di usarle per giustificare le sue cattive azioni.
A prescindere dalle reazioni soggettive, mi è difficile pensare che si possa leggere “La nube purpurea” senza essere mai disturbati da certi comportamenti di Adam Jeffson. Nel mio caso ciò mi ha impedito di entrare pienamente nella storia dei suoi viaggi, anzi assieme alla verbosità tipica dei diari di viaggio dell’epoca mi ha fatto progressivamente uscire dalla storia. Tuttavia, il concetto di lotta tra Bianco e Nero è qualcosa di universale e l’introspezione sulla solitudine del protagonista e sull’umanità che si è lasciato dietro possono ispirare riflessioni a chiunque.
Alla fine, “La nube purpurea” è un tipo di romanzo che mi lascia sensazioni contrastanti. Ci sono momenti suggestivi e riflessioni interessanti ma i comportamenti di Adam Jeffson mi hanno provocato una progressiva repulsione che ha decisamente raffreddato il mio entusiasmo per la lettura. Per questi motivi lo consiglio solo a chi è interessato a questo tipo di storia.