3 miliardi e mezzo di anni fa le forme di vita sulla Terra erano già diversificate

Microfossile della formazione di Pilbara (Immagine cortesia J. William Schopf/UCLA Center for the Study of Evolution and the Origin of Life)
Microfossile della formazione di Pilbara (Immagine cortesia J. William Schopf/UCLA Center for the Study of Evolution and the Origin of Life)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Proceedings of the National Academy of Sciences” descrive una ricerca su microfossili della formazione di Pilbara, in Australia, la cui datazione indica che abbiano 3,465 miliardi di anni. Un team guidato da J. William Schopf, dell’Università della California a Los Angeles (UCLA), e John W. Valley, dell’Università del Wisconsin a Madison, ha sottoposto quei microfossili a un esame molto sofisticato concludendo che rappresentano specie ben diversificate. La loro deduzione è che la vita sulla Terra dev’essere nata molto prima e ciò suggerisce che potrebbe essere comune nell’universo.

J. William Schopf è un paleobiologo che da decenni – è nato nel 1941 e ha cominciato a lavorare alla UCLA nel 1968 subito dopo il dottorato – conduce ricerche sull’origine della vita sulla Terra. Nel corso di questi decenni ha scoperto alcuni tra i fossili più antichi esistenti, proprio i microfossili della selce di Apex, nella formazione di Pilbara, che descrisse in un articolo pubblicato sulla rivista “Science” nel 1993.

Tracce così antiche sono davvero difficili da identificare con certezza e negli anni successivi ci furono parecchie discussioni attorno ai microfossili scoperti dal team di J. William Schopf, che secondo altri ricercatori erano il prodotto di processi geologici e non biologici. Schopf ha condotto altri studi su quei microfossili e stavolta li ha esaminati con una tecnica molto sofisticata chiamata spettrometria di massa a ioni secondari (SIMS) per esaminare gli isotopi di carbonio presenti in quelle rocce.

Nel 2000, J. William Schopf fu il primo a usare la SIMS per analizzare microfossili perciò ci sono ormai vari precedenti in quest’applicazione di tecnologie modernissime a studi di paleontologia e paleobiologia. Nel caso specifico, l’esame degli isotopi di carbonio è utile perché gli esseri viventi hanno un rapporto tra di essi diverso rispetto a quello tipico della crosta terrestre e specie diverse hanno rapporti diversi tra di loro.

I rapporti isotopici, in questo caso tra carbonio-12 e carbonio-13, possono anche aiutare l’identificazione se non di una specie almeno di un gruppo di organismi. Ciò perché nei vari gruppi tassonomici gli isotopi di carbonio sono presenti in rapporti piuttosto specifici che aiutano a riconoscerli.

Innanzitutto, i campioni esaminati dai ricercatori hanno mostrato rapporti isotopici diversi da quelle della roccia attorno a essi con valori collegati alla loro forma. Ciò costituisce una forte indicazione del fatto che si tratti davvero di microfossili generati da processi biologici perché i processi geologici produrrebbero campioni con rapporti simili a quelli della roccia attorno ad essi.

L’analisi dei rapporti isotopici suggerisce che quei microrganismi fossero molto diversi tra di loro, addirittura appartenenti a diversi domini della vita. Infatti, secondo i ricercatori due di essi erano batteri capaci di fotosintesi, uno era un archeo che produceva metano mentre altri due erano gamma-proteobatteri che consumavano metano. All’epoca il metano era un componente importante dell’atmosfera terrestre.

Quella diversità in organismi così antichi indica che la vita sulla Terra dev’essere nata ben prima, forse perfino 4 miliardi di anni fa, e che si è sviluppata notevolmente in condizioni che erano ben diverse da quelle attuali, ad esempio con pochissimo ossigeno. Ciò suggerisce che la presenza di forme di vita elementari possa essere diffuse nell’universo mentre quelle più complesse richiedono condizioni più favorevoli.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *