È entrato in funzione il Gemini Planet Imager per osservare gli esopianeti

La stella Beta Pictoris e il pianeta Beta Pictoris b osservati dal Gemini Planet Imager (Immagine Gemini/Christian Marois, NRC Canada)
La stella Beta Pictoris e il pianeta Beta Pictoris b osservati dal Gemini Planet Imager (Immagine Gemini/Christian Marois, NRC Canada)

Dopo quasi un decennio necessario al suo sviluppo, costruzione e test, nei giorni scorsi è entrato ufficialmente in funzione il Gemini Planet Imager (GPI), un’enorme macchina fotografica costruita per scattare fotografie di esopianeti. È stata montata sul telescopio Gemini South, in Cile, uno dei due grandi telescopi gemelli del diametro di 8,1 m ciascuno che formano l’Osservatorio Gemini, che vuol dire appunto gemelli.

Chi segue le novità nel campo dell’astronomia si è ormai abituato a leggere notizie riguardanti la scoperta di nuovi esopianeti. Tuttavia, nella maggior parte dei casi l’individuazione viene effettuata con metodi indiretti come gli effetti gravitazionali che i pianeti hanno sulle loro stelle. I pianeti avvistati direttamente sono molto pochi perché è estremamente difficile catturare la loro luce molto tenue distinguendola da quella molto più forte della loro stella.

Il GPI è stato progettato proprio per riuscire a distinguere un pianeta dalla sua stella anche quando la sua luce è 10 milioni di volte più tenue ed è separato da essa da 0,2 secondi di arco. Chiamare questo strumento macchina fotografica è riduttivo perché è grosso come un’automobile ed estremamente sofisticato. Essa è in grado di eliminare le distorsioni causate dall’atmosfera terrestre e tramite un coronografo di bloccare la luce delle stelle per vedere i loro pianeti. È dotata anche di un sensore agli infrarossi e di uno spettrografo.

I test effettuati nel novembre 2013 hanno dato risultati entusiasmanti. Ad esempio, il GPI ha mostrato il pianeta Beta Pictoris b, un gigante gassoso parecchie volte più grande di Giove dell’età stimata di circa 10 milioni di anni. Il calore emesso lo fa brillare agli infrarossi mentre la stella Beta Pictoris, distante circa 63 anni luce dalla Terra, è nascosta al centro dell’immagine.

Uno strumento come il GPI permetterà agli astronomi di ottenere molte più informazioni sugli esopianeti, dato che potranno farsi un’idea della loro composizione e della loro atmosfera. È stato progettato per osservare esopianeti ma può essere usato anche per oggetti all’interno del nostro sistema solare. Durante i test, è stato usato per osservare Europa, uno dei satelliti di Giove. Ciò è utile per tenere traccia dei cambiamenti che avvengono sulla superficie di un satellite attivo come Europa.

Gli astronomi sanno dove trovare esopianeti perciò nei prossimi anni cercheranno di osservare direttamente quelli individuati in maniera indiretta. Il GPI è uno strumento davvero straordinario che porta lo studio degli esopianeti ad un livello più alto.

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