Il romanzo “Le Fontane del Paradiso” (“The Fountains of Paradise”) di Arthur C. Clarke è stato pubblicato per la prima volta nel 1979. Ha vinto i premi Hugo e Nebula come miglior romanzo dell’anno. In Italia è stato pubblicato da Mondadori nel n. 796 di “Urania” e nel n. 123 di “Urania Collezione”. Quest’ultima edizione è disponibile anche in formato Kindle su Amazon Italia e Amazon UK
Vannevar Morgan è un ingegnere che ha già progettato straordinarie opere e ora il suo nuovo sogno è quello di dirigere la costruzione di un ascensore spaziale. Sarebbe un’opera incredibilmente complessa che collegherebbe la superficie della Terra ad un’orbita geostazionaria a circa 36.000 chilometri di altezza. In un futuro in cui parte del sistema solare è stata colonizzata e molte astronavi partono e arrivano sulla Terra, un ascensore spaziale ridurrebbe enormemente i costi del trasporto in orbita di persone e oggetti.
Per Vannevar Morgan si tratta non solo di un’immensa sfida ingegneristica ma prima di cominciarla deve risolvere problemi economici e politici. L’unico luogo sulla Terra in cui è possibile costruire un ascensore spaziale è l’isola di Taprobane, sulla cima del monte Sri Kanda, dove da secoli c’è un monastero buddhista i cui monaci si oppongono al progetto.
Arthur C. Clarke viveva a Sri Lanka già da oltre vent’anni quando scrisse “Le Fontane del Paradiso” perciò ambientò il suo romanzo su un’isola che corrisponde al 90% ad essa. Taprobane è uno dei nomi usati nel corso della storia per Sri Lanka, la storia di re Kalidasa è ispirata al vero re Kashyapa I, le rovine del palazzo di Yakkagala sono molto simili a quelle reali di Sigiriya e il monte Sri Kanda è una versione più alta del vero monte Sri Pada. Nel romanzo l’isola è più a sud di quanto sia davvero, essendo stata spostata all’Equatore.
“Le Fontane del Paradiso” è il romanzo che ha reso celebre l’idea dell’ascensore spaziale. Il concetto era già vecchio dato che venne pubblicato per la prima volta nel 1895 da Kostantin Tsiolkovsky ma Arthur C. Clarke la fece conoscere ad un pubblico più vasto. Come succede tipicamente nelle sue storie, Clarke sviluppa quest’idea prestando grande attenzione ai problemi tecnologici da risolvere per vincere quest’enorme sfida ingegneristica.
La storia di re Kalidasa narrata in “Le Fontane del Paradiso” serve a sottolineare il fatto che la costruzione dell’ascensore spaziale sia un trionfo dell’ingegnosità e dell’intelletto umano. Le antiche fontane del paradiso erano un simbolo della sfida agli dei e uno dei temi del romanzo è la contrapposizione tra la razionalità e le religioni.
L’ascensore spaziale non è una torre di Babele che viene costruita per raggiungere un ipotetico paradiso bensì un importantissimo passo avanti nella civiltà interplanetaria umana. Esso infatti permette di trasportare persone e carichi in orbita in maniera molto più economica rispetto ai razzi. Ad esso si oppongono i monaci che da secoli risiedono in un monastero costruito sulla montagna che costituisce l’unico luogo al mondo dove l’ascensore spaziale potrebbe essere costruito.
A questo tema è collegata una sottotrama del romanzo che narra il passaggio nel sistema solare di una sonda aliena. Ci sono alcune similarità con un altro dei grandi romanzi di Arthur C. Clarke, “Incontro con Rama“, ma in questo caso la sonda spaziale è attiva e per un certo periodo comunica con gli esseri umani prima di continuare il suo viaggio tra le stelle. Uno dei prodotti delle comunicazioni della sonda aliena è la demolizione delle religioni da un punto di vista logico.
“Le Fontane del Paradiso” mostra il grande ottimismo di Arthur C. Clarke riguardo alla vittoria della scienza e della tecnologia sull’irrazionalità. A poco più di trent’anni dalla sua pubblicazione quell’ottimismo sembra solo un’illusione in un mondo in cui tante persone si vantano di non capire niente delle scienze e arrivano a rifiutare fatti appurati per in favore di una qualche fede.
Fortunatamente, c’è chi continua a lavorare al progresso scientifico e tecnologico, anche in campi legati alla possibile costruzione di un vero ascensore spaziale. Arthur C. Clarke aveva ipotizzato l’utilizzo di un cristallo di carbonio per costruire tale struttura e parecchi anni dopo espresse l’idea che il fullerene, ovvero un’altra molecola di carbonio, potesse essere utilizzata a tale scopo. I progressi nelle ricerche sui nanotubi di carbonio potrebbero un giorno permettere di costruire davvero un ascensore spaziale.
Arthur C. Clarke presta attenzione anche ai possibili pericoli che potrebbero emergere nel corso della costruzione dell’ascensore spaziale e anche in questo caso si vede il suo stile. Nell’affrontare il pericolo, gli eroi non sono gli uomini più forti che risolvono la situazione con qualche pugno ben assestato bensì quelli che usano la loro intelligenza per superare i problemi.
I personaggi non sono particolarmente sviluppati ma questo è tipico delle storie di Arthur C. Clarke. “Le Fontane del Paradiso” è per molti versi un’eccellente avventura intellettuale, anche se rispetto ad altre sue storie in questo caso l’autore aggiunge il suo amore per Sri Lanka nella forte ispirazione all’ambientazione e alla storia dell’isola.
Nei decenni successivi alla pubblicazione di “Le Fontane del Paradiso” molti altri autori hanno incluso un ascensore spaziale nelle loro storie e lo stesso Clarke lo inserì in alcune sue storie successive. Secondo me, questo romanzo è complessivamente eccellente ed è giustamente diventato un classico perciò ne consiglio assolutamente la lettura.
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