
Il telescopio spaziale dell’ESA XMM-Newton ha permesso di studiare un eccezionale lampo gamma la cui sorgente è stata etichettata come GRB130925A, in una galassia a circa 5,6 miliardi di anni luce dalla Terra. Questo lampo gamma è stato emesso da una stella supergigante blu, una stella molto massiccia che oggi è rara ma era probabilmente molto comune nelle prime fasi di vita dell’universo.
Il lampo gamma GRB130925A è avvenuto il 25 settembre 2013 ed è stato individuato dal telescopio spaziale della NASA Swift, che ha lo scopo specifico di studiare questi fenomeni. La sua durata è stata di circa 20.000 secondi (quasi 6 ore), incredibilmente lunga se pensiamo che normalmente un lampo gamma dura meno di un minuto.
Grazie alla sua durata, è stato possibile studiare il lampo gamma GRB130925A anche con altri telescopi come XMM-Newton e altri al suolo. Un’analisi della stella che ha provocato questo straordinario fenomeno ha mostrato che essa conteneva pochissimi elementi più pesanti di idrogeno ed elio. Nelle stelle delle nuove generazioni di solito c’è della “fuliggine” proveniente dai resti di antiche stelle, questa invece è anche dal punto di vista chimico simile alle stelle dell’universo primordiale.
Probabilmente la stella che ha originato il lampo gamma GRB130925A è nata da una nube di gas rimasta inalterata per miliardi di anni. Ad un certo punto, per qualche motivo il suo equilibrio è stato rotto portando al suo collasso e alla formazione di questa e altre stelle. Ciò ha permesso agli astronomi di studiare un fenomeno di un tipo che era comune oltre 10 miliardi di anni fa.
Luigi Piro dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali dell’INAF di Roma, il principale autore dello studio su GRB130925A pubblicato sulla rivista “The Astrophysical Journal Letters” ha dichiarato che sono stati elaborati numerosi studi teorici che descrivono come dovrebbe apparirci un lampo gamma prodotto da una stella primordiale e lo studio su una stella molto simile conferma quelle previsioni.
Gli strumenti sensibili ai raggi X di un osservatorio nello spazio come XMM-Newton hanno permesso di osservare nel corso dei mesi gli stadi successivi dell’esplosione che ha generato il lampo gamma. Combinando queste osservazioni con quelle di Swift ma anche con quelle alle onde radio dell’Australia Telescope Compact Array della CSIRO ha permesso di avere una visione completa dell’evento.
Le stelle di prima generazione hanno formato i primi elementi più pesanti dell’elio influenzando le generazioni successive di stelle e la composizione dei pianeti. Comprendere la loro formazione e il loro ciclo di vita è una delle sfide dell’astrofisica odierna e ci aiuterebbe a capire la composizione dell’universo odierno.
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Certo che lasciano belle bòtte queste stellone.
Sarebbe bello essere da quelle parti, a distanza di sicurezza a godersi questi spettacoli.
OK, torno a guardare un telefilm di fantascienza.
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Dov’è l’Enterprise quanto serve? 😉