Manipolazioni genetiche sono state usate per ottenere nuove informazioni sulla cosiddetta materia oscura microbica

Patescibacteria della specie Southlakia epibionticum (in porpora) sulla superficie di batteri più grandi (in arancione) (Immagine cortesia Yaxi Wang, Wai Pang Chan and Scott Braswell/University of Washington)
Patescibacteria della specie Southlakia epibionticum (in porpora) sulla superficie di batteri più grandi (in arancione) (Immagine cortesia Yaxi Wang, Wai Pang Chan and Scott Braswell/University of Washington)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Cell” riporta i risultati dell’uso di manipolazione genetica per studiare il comportamento di alcuni batteri appartenenti a un grande gruppo chiamato Patescibacteria. Un team di ricercatori è riuscito a manipolare il DNA di batteri appartenenti al phylum Saccharibacteria, che fa parte di quel grande gruppo, considerato materia oscura microbica per le difficoltà che i biologi hanno avuto a studiarlo. Si tratta di batteri scoperti non molti anni fa che ora sono considerati interessanti per le loro caratteristiche metaboliche, che ad esempio possono includere enzimi utili in applicazioni biotecnologiche.

I Patescibacteria costituiscono un ramo del grande albero della vita batterica scoperto non molti anni fa eppure fin da subito è risultato molto ricco di specie molto diverse tra di loro, tanto che diversi phylum sono stati proposti all’interno di quella che nei primi studi è stata chiamata semplicemente “candidate phyla radiation“. Questo grande gruppo è ancora oggetto di discussioni riguardo alla classificazione tassonomica sia all’interno del dominio tassonomico dei batteri che dei gruppi che lo formano. La definizione di materia oscura microbica deriva proprio dalla difficoltà di studiare questi batteri e quindi di capirne le parentele con altri gruppi.

Gli autori di questo studio sono riusciti a coltivare due ceppi di batteri appartenenti al phylum Saccharibacteria di cui hanno proposto i nomi Candidatus Nanosynbacter lyticus e Candidatus Southlakia epibionticum. Si tratta di due ceppi di epibionti, il che significa che vivono sulla superficie di altri organismi ma sono innocui per essi. In questo caso, i Saccharibacteria vivono sulla superficie di batteri più grandi come quelli dela specie Actinomyces israelii.

Le interazioni tra questi batteri e gli organismi che li ospitano sono di enorme interesse per i biologi per le conseguenze di vario tipo che possono derivare. I ceppi studiati in questo caso sono stati definiti come epibionti ma i biologi ritengono che in qualche modo sfruttino i loro ospiti per crescere. Modificando il loro DNA è possibile mettere alla prova diverse ipotesi riguardanti queste interazioni. Le conoscenze accumulate possono essere utili anche per far luce su forme di simbiosi e di parassitismo.

La scoperta di microrganismi molto diversificati che hanno caratteristiche biologiche davvero varie dato che si sono adattati ad ambienti a volte estremi ha aperto nuove prospettive per gli studi biologici. In certi casi c’è interesse dal punto di vista medico ma ci sono specie che producono enzimi finora sconosciuti che potrebbero essere utili per fini pratici in applicazioni biotecnologiche. Insomma, questo studio è interessante per le possibilità che apre di esplorare il mondo della materia oscura microbica e certamente molti altri verranno condotti su Patescibacteria.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *