Un articolo pubblicato sulla rivista “Papers in Palaeontology” riporta i risultati di un esame di rari fossili di cosiddetti ragni marini risalenti a circa 160 milioni di anni fa, durante il periodo Giurassico. Un team di ricercatori ha esaminato questi fossili degli artropodi marini che tecnicamente appartengono alla classe dei Picnogonidi o Podosomi o Pantopodi (Pycnogonida). I fossili di questi artropodi sono rari e tra di essi ce ne sono alcuni parte della cosiddetta fauna di La Voulte-sur-Rhône, un deposito della Francia sudoccidentale conosciuto per l’eccellente conservazione e l’abbondanza dei fossili. Questo studio ha portato a identificare tre specie di ragni marini che sono state chiamate Palaeopycnogonides gracilis, Colossopantopodus boissinensis e Palaeoendeis elmii. La loro somiglianza con specie attuali di Picnogonidi porta alla conclusione che la loro diversificazione cominciò proprio nel Giurassico.
Gli studi dei ragni marini sono limitati e in vari casi riguardano gli esempi di gigantismo polare, un fenomeno legato alle caratteristiche di quei mari, scoperti nelle acque artiche e antartiche. Tuttavia, il dottor Romain Sabroux dell’Università britannica di Bristol, primo autore di questo nuovo studio, ha spiegato che sono interessanti per capire l’evoluzione degli artropodi perché i fossili indicano che sono apparsi piuttosto presto nella storia di questo phylum.
I fossili di ragni marini sono rari ma quelli disponibili risalgono a diversi periodi. Quelli scoperti nel sito di La Voulte-sur-Rhône hanno una conservazione in alcuni casi eccellente per un totale di 14 esemplari. Il problema in questo caso era esaminare fossili visibili solo in parte perché varie parti erano nascoste nella roccia. Per questo motivo, il team del dottor Romain Sabroux ha organizzato esami avanzati usando la tecnica di digitalizzazione delle immagini chiamata Reflectance Transformation Imaging (RTI) per interpretare le parti esposte dei fossili e una microtomografia a raggi X per indagare nei dettagli nascosti.
I risultati hanno permesso di ottenere nuove informazioni sulle caratteristiche morfologiche dei fossili e di confrontarle con quelle di specie odierne di ragni marini. In passato, esami che non avevano potuto beneficiare di tecnologie moderne avevano suggerito che queste specie del Giurassico fossero strettamente imparentate con famiglie odierne. Il nuovo studio ha confermato quell’ipotesi identificando tre specie e le relative parentele.
La specie chiamata Colossopantopodus boissinensis è stata assegnata alla famiglia Colossendeidae. La specie Palaeoendeis elmii è stata assegnata alla famiglia Endeidae. La specie Palaeopycnogonides gracilis è l’unica a non essere stata assegnata a una famiglia di ragni marini odierni e sembra appartenere a una famiglia tassonomica estinta. Secondo i ricercatori, questi risultati indicano che la diversificazione all’interno del gruppo dei ragni marini che ha portato alle specie odierne è iniziata nel Giurassico.
In realtà, fossili precedenti mostrano che una diversificazione era già avvenuta nell’era paleozoica ma la scarsità di fossili rende difficile ricostruire la loro storia. Estinzioni di massa o estinzioni isolare possono aver segnato profondamente la storia dei Picnogonidi. Per questo motivo, i ricercatori intendono continuare i loro studi concentrandosi stavolta su fossili trovati tra la cosiddetta fauna di Hunsrück Slate, in Germania, risalenti a circa 400 milioni di anni fa.
Uno studio approfondito dei ragni marini del periodo Devoniano potrebbero aiutare a risolvere i problemi di classificazione che portano ancora a discussioni perché è difficile capire le esatte parentele all’interno del phylum degli artropodi. Generalmente i Picnogonidi sono considerati una classe all’interno del subphylum Chelicerata ma secondo vari scienziati hanno caratteristiche anatomiche e fisiologiche che li rende diversi dagli altri artropodi per cui dovrebbero costituire un subphylum separato. L’utilizzo di tecnologie moderne ha aiutato a capire meglio le parentele tra i ragni marini del Giurassico e quelli moderni e potrebbero offrire nuove informazioni anche sulle parentele con gli altri artropodi.