
Il romanzo “I giganti addormentati” (“Sleeping Giants”) di Sylvain Neuvel è stato pubblicato per la prima volta nel 2016. È il primo libro della trilogia Themis Files. In Italia è stato pubblicato sul n. 1712 di “Urania” nella traduzione di Fabio Feminò.
Rose Franklin ha appena ricevuto una bicicletta come regalo per il suo undicesimo compleanno. Va a fare un giro di prova quando il terreno collassa sotto di lei. Viene soccorsa e salvata ma la cosa più strana della vicenda avviene quando la ragazzina vede una foto in cui viene ritratta in fondo alla voragine, sul palmo di una mano gigantesca.
Diciassette anni dopo l’incidente, Rose Franklin è diventata un fisico e viene assunta per dirigere una squadra segretissima che ha recuperato la mano gigantesca e sta cercando le altre parti di un corpo metallico. Gli esami indicano che si tratta di un robot costruito da una civiltà avanzata alcuni millenni prima.
“I giganti addormentati” è raccontato con uno stile poco usuale basato su rapporti, interviste e trascrizioni di conversazioni. Ciò significa che gli eventi vengono raccontati a posteriori e non mostrati. Si tratta di una caratteristica fondamentale perché segna un certo tipo di tono che non piace a tutti. Per alcuni, questo tipo di narrazione influisce negativamente sul lato emotivo della storia. In questo romanzo, questa scelta porta anche a una certa presenza di “spiegoni” riguardanti gli elementi tecnico-scientifici connessi al robot che in vari casi rallentano il ritmo.
La storia riguarda la progressiva scoperta delle varie parti di un gigantesco robot metallico abbandonate in giro per il mondo in un lontano passato. Il mistero riguarda la sua origine e le sue caratteristiche con la possibilità che funzioni ancora se venisse riassemblato. L’indagine sulla possibilità di farlo funzionare e guidarlo comincia rapidamente, quando il progetto segreto sta cercando i suoi pezzi.
Le interviste ai membri del team di Rose Franklin e ad altre persone coinvolte nel progetto di ricerca delle parti del robot vengono condotte da un personaggio che è per certi versi il vero protagonista del romanzo. L’intervistatore rimane misterioso e per questo motivo è il personaggio importante di cui il lettore scopre di meno. Afferma di essere solo uno spettatore ma le sue azioni mostrano notevoli capacità di manipolare gli altri, comprese autorità ai livelli più alti.
Chi apprezza lo stile adottato da Sylvain Neuvel può godersi una storia in cui ci sono continui colpi di scena legati al robot e allo stesso tempo vengono raccontate le conseguenze del progetto. La ricerca delle varie parti del robot è condotta in segreto ma non tutte le spedizioni in giro per il mondo rimangono inosservate.
Riuscire a utilizzare un robot gigante che sembra molto potente, molto più di qualsiasi arma sviluppata sulla Terra, può spostare gli equilibri di forze a livello globale e ciò porta a valutazioni politiche ma anche etiche e morali. Diversi personaggi offrono spunti di riflessione riguardanti il costo del progetto in termini di vite umane.
Il finale de “I giganti addormentati” è un enorme colpo di scena che lascia nuove domande le cui risposte presumibilmente arriveranno nei seguiti. Il romanzo è chiaramente la prima parte di una storia più grande che è necessario leggere tutta. Ciò rende difficile dare un giudizio su un libro che racconta solo l’inizio di quella storia. È una storia piena di eventi spesso sorprendenti anche per i protagonisti e ci si può aspettare altri colpi di scena nei seguiti. Anche pensando alle considerazioni etiche e morali incluse nella storia, la trilogia Themis Files può essere intrigante per chi apprezza lo stile scelto da Sylvain Neuvel.