Il romanzo “Il figlio della notte”, conosciuto anche come “Il signore delle tenebre” (“Darker Than You Think”) di Jack Williamson è stato pubblicato per la prima volta nel 1948, una versione estesa di un racconto lungo pubblicato nel 1940. In Italia è stato pubblicato da Mondadori nei nn. 4 e 342 di “Urania” nella traduzione di Tom Arno (Giorgio Monicelli), dalla Libra Editrice nel n. 6 de “I Classici della Fantascienza” nella traduzione di Ugo Malaguti, di nuovo da Mondadori nel n. 700 di “Oscar” e nel n. 71 dei “Classici Urania” nella traduzione di Tom Arno, da Fanucci (come “Il signore delle tenebre”) nel n. 2 de “I Maestri del Fantastico” nella traduzione di Ugo Malaguti, da Newton & Compton all’interno del n. 27 di “Grandi Tascabili Economici: I Mammut” nella traduzione di Gianni Pilo, ancora da Mondadori all’interno del n. 24 di “Millemondi” e nel n. 48 di “Urania Collezione” nella traduzione di Tom Arno e ancora da Fanucci in “Piccola biblioteca del fantastico” nella traduzione di Ginevra Bianchini.
Will Barbee è un giornalista che si reca ad assistere al ritorno di un gruppo di scienziati dalla Mongolia, dove hanno studiato la presunta capacità di alcune persone di trasformarsi in animali. Il suo interesse non è solo professionale perché la spedizione è guidata da un suo ex professore dei tempi dell’università e conosce bene anche gli altri membri.
All’aeroporto, Will Barbee incontra April Bell, una giovane collega per la quale prova attrazione ma allo stesso tempo trova che vi sia qualcosa di strano in lei, anche perché manifesta ostilità verso i membri della spedizione. Quando il capo della spedizione muore improvvisamente prima di rivelare le sue scoperte, Will sente che c’è sotto qualcosa di davvero strano ed April sembra coinvolta.
Jack Williamson è stato celebre come maestro della fantascienza ma nel corso della sua carriera ha scritto anche storie in cui esplorava altri generi che pubblicava su varie riviste pulp. Nel 1932, aveva pubblicato il romanzo breve “Lupi dalle tenebre”, conosciuto anche come “Lupi nelle tenebre” (“Wolves of Darkness”) sulla rivista “Strange Tales” in cui esplorava il tema della licantropia mescolando il folklore riguardante l’argomento con elementi pseudo-scientifici. Riprese quel tema in un racconto lungo pubblicato nel 1940 sulla rivista “Unknown” che venne successivamente espanso nel romanzo “Il figlio della notte”.
In questo romanzo, Jack Williamson rivisita temi classici del genere horror come licantropia e stregoneria offrendo spiegazioni pseudo-scientifiche a questi fenomeni generalmente considerati soprannaturali. L’autore inserisce molti dettagli più o meno scientifici legati a fisica, archeologia, psicologia e altre scienze ancora per offrire spiegazioni razionali che fanno rientrare quest’opera almeno in parte nel genere fantascientifico.
Nonostante l’ampio uso di dettagli pseudo-scientifici, “Il figlio della notte” è sviluppato con tipici toni da storia horror. Will Barbee si trova invischiato in una vicenda che diventa sempre più grande e pericolosa dato che vari suoi conoscenti vengono uccisi. C’è anche un elemento noir con il protagonista ben deciso a indagare su questi eventi senza un gran successo e sempre più preso da una femme-fatale come April Bell.
Gli eventi vanno ben oltre il razionale e la capacità di Will Barbee di capire cosa stia succedendo realmente viene messa in seria crisi con problemi per la sua lucidità mentale. Questa parte è un po’ debole perché il protagonista sembra impiegare davvero molto tempo per fare un ragionamento logico piuttosto semplice. Forse l’allungamento del racconto originale ha indebolito questa parte della storia o forse erano i lettori degli anni ’40 a essere più ingenui.
In generale, Jack Williamson riesce a creare una trama non banale mescolando bene elementi di vari generi con i lati oscuri dei personaggi sviluppati sia dal punto di vista psicologico che da quello più horror/fantasy. Anche nella versione allungata il ritmo è rapido e allo stesso tempo vengono inseriti tanti dettagli sui misteri indagati da Will Barbee che pian piano portano alla loro soluzione passando per una serie di colpi di scena.
“Il figlio della notte” è diventato rapidamente un classico che trascende i generi letterari perché è apprezzato da decenni da lettori di generi diversi. In alcune parti si nota l’età ma nel suo complesso è un romanzo che rimane intrigante e per questo motivo ne consiglio la lettura a prescindere dall’etichetta di genere.