Il romanzo “Parapsiche” (“Parapsyche”) di Jack Vance è stato pubblicato per la prima volta nel 1958. In Italia è stato pubblicato da Delos Digital nel n. 5 di “Odissea Argento” nella traduzione di Marco Riva.
Quando Jean Marsile e il suo amico Don Berwick vedono quello che ritengono essere un fantasma in una vecchia casa, la loro reazione è più di curiosità che di paura. Jean ne discute con la sua famiglia e suo padre non ha risposte da darle mentre suo fratello Hugh si trincera dietro risposte religiose perché da qualche tempo ha cominciato a frequentare una chiesa evangelica.
Gli anni passano ma Jean e Don, che nel frattempo si sono sposati, ricordano ancora quell’apparizione e hanno cominciato a pensare al modo di studiare scientificamente i fenomeni attribuiti a cause soprannaturali. Hugh mostra ripetutamente la sua contrarietà a tali indagini, che ritiene blasfeme, ma la coppia intede scoprire se davvero esiste un aldilà.
Jack Vance è celebre per le straordinarie avventure tra pianeti esotici dove vivono popolazioni con usanze spesso pittoresche ma nel corso della sua carriera ha scritto anche storie un po’ diverse. “Parapsiche” è ambientato sulla Terra in quello che era il presente nel periodo in cui lo scrisse. La storia riguarda l’umanità di oggi con le sue contraddizioni e i suoi conflitti, in particolare quello tra scienza e fondamentalismo religioso.
La lunghezza di “Parapsiche” è negli standard dell’epoca in cui venne pubblicato su rivista e oggi verrebbe classificato senza dubbio come romanzo breve. Ciò significa che non c’è spazio per le sottigliezze perciò Jack Vance sviluppa la trama in modo molto diretto e rapido anche se essa abbraccia parecchi anni.
Il punto centrale del romanzo è l’indagine guidata da Jean e Don per investigare scientificamente i fenomeni considerati soprannaturali o almeno paranormali. I protagonisti sono consapevoli delle difficoltà ed essi stessi affermano che il 95% dei fenomeni descritti sono in realtà prodotti di ciarlataneria, una stima che potrebbe essere ottimistica. Jack Vance sviluppa il loro approccio in modo lucido sottolineando la necessità di cercare prove oggettive in modo rigoroso. Allo stesso tempo, attraverso di essi esprime il desiderio umano che l’aldilà sia reale.
Una ricerca del genere non può che essere invisa a molte persone religiose e una parte della storia riguarda la crescente divisione tra Jean e suo fratello Hugh, che si è unito a una chiesa evangelica impegnandosi al punto da diventarne un leader del fondamentalismo cristiano. Lo scontro sempre più aspro tra fratello e sorella simboleggia lo scontro tra il libero pensiero dietro alla scienza e il controllo dei comportamenti altrui tipico dell’integralismo e del bigottismo religioso.
Invece di pianeti alieni, Jack Vance esplora la mente umana e in particolare la parte inconscia. Per questo motivo, sviluppa l’inconscio collettivo basato su archetipi più che i singoli personaggi per dare una spiegazione pseudo-scientifica a quelli che nel corso della storia umana sono stati considerati fenomeni soprannaturali. Invece dei classici viaggi tra i pianeti che l’autore ha creato tante volte, c’è un viaggio interiore che va anche oltre la morte fisica.
“Parapsiche” viene spesso dimenticato, un’opera che ebbe poco successo, soprattutto se confrontata con i tanti classici scritti da Jack Vance. Probabilmente il tema era troppo provocatorio, andando contro quelli che gli stessi personaggi del romanzo indicano come i nostri desideri per non parlare del trattamento riservato alla religione. Il tema è molto attuale pensando a quanto ancora pesino nel mondo il fondamentalismo e il bigottismo religioso e in generale certi comportamenti irrazionali che sono autodistruttivi. Per questi motivi, ne consiglio la lettura.