Il romanzo “Luna chiama Terra…” (“High Vacuum”) di Charles Eric Maine è stato pubblicato per la prima volta nel 1956. In Italia è stato pubblicato da Mondadori nel n. 199 di “Urania”, all’interno del n. 9 di “Millemondi” (Millemondiestate 1976) e nel n. 221 di “Urania Collezione” nella traduzione di Andreina Negretti, revisionata per l’ultima edizione.
Il razzo Alpha ha raggiunto la Luna con i primi astronauti ma qualcosa va storto nell’accensione dei motori che dovrebbero portare alla frenata e l’allunaggio è troppo violento. Dei quattro astronauti a bordo, uno muore e un altro rimane seriamente ferito.
Sopravvivere fino all’arrivo dei soccorsi è l’unica priorità ma la situazione è al limite dell’impossibile. Riparare la radio permetterà di chiedere aiuto ma, anche nel migliore dei casi, ci vorrà chissà quanto tempo perché una spedizione di soccorso possa raggiungere la Luna. Il problema principale è l’ossigeno disponibile e la situazione si rivela perfino peggiore del previsto quando gli astronauti scoprono la presenza a bordo di una donna che vi si era introdotta clandestinamente.
Charles Eric Maine pubblicò “Luna chiama Terra” ben prima del primo allunaggio reale, addirittura prima del primo volo spaziale con astronauti o cosmonauti. Ciò significa che le conoscenze relative a possibili viaggi sulla Luna erano ancora teoriche. In effetti, l’impressione è che l’autore non badi neppure al rigore tecnico-scientifico ma, com’è tipico delle sue opere, si concentri sul lato umano, in questo caso raccontando le reazioni dei sopravvissuti a un naufragio sulla Luna.
“Luna chiama Terra” non è una storia di eroismi in cui gli astronauti vengono descritti come superuomini in grado di guardare la morte in faccia senza batter ciglio e di tirarsi fuori da qualsiasi situazone, non importa quanto sembri disperata. Charles Eric Maine era uno degli autori britannici che tendevano a stare all’interno di una tradizione nazionale di catastrofi ed esseri umani con lati oscuri. In questo caso, ciò significa che la storia di sopravvivenza dopo un naufragio sulla Luna è basata sul problema dei limiti delle scorte di ossigeno e sviluppata in modo spietato.
I sopravvissuti sanno che non c’è ossigeno sufficiente per tutti fino all’arrivo di una spedizione di soccorso e ciò significa che in qualche modo devono decidere chi vivrà e chi verrà sacrificato. In sostanza, la solidarietà e l’addrestramento degli astronauti si scontrano con una dura realtà che stimola il loro istinto di sopravvivenza. Ciò è ancor più vero per Janet, arrivata sulla Luna come clandestina ed è ben decisa a sopravvivere a qualsiasi costo.
Alla fine, questo romanzo è soprattutto uno scontro per la sopravvivenza in cui i lati oscuri degli esseri umani prevalgono. “Luna chiama Terra” è un romanzo molto breve per gli standard odierni perciò non c’è molto spazio per sviluppare i protagonisti. C’è una certa caratterizzazione, concentrata soprattutto sulle emozioni, utile a capire le loro motivazioni, in particolare chi è maggiormente pronto a cercare di sopravvivere a tutti i costi.
Dal punto di vista della verosimiglianza tecnico-scientifica, “Luna chiama Terra” è invecchiato male ma ciò era avvenuto già ai tempi delle vere missioni lunari. Rimangono gli elementi positivi che sono quelli migliori di Charles Eric Maine, un autore mai banale nello sviluppo delle sue storie. Se cercate una storia in cui la tensione è altissima fino alla fine e non badate ai difetti, vale ancora la pena di leggere questo romanzo.