Uno studio dell’ultimo pasto di un Borealopelta markmitchelli

Concetto artistico di Borealopelta markmitchelli (Immagine cortesia Julius Csotonyi © Royal Tyrrell Museum of Palaeontology)
Concetto artistico di Borealopelta markmitchelli (Immagine cortesia Julius Csotonyi © Royal Tyrrell Museum of Palaeontology)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Royal Society Open Science” riporta uno studio sull’ultimo pasto dell’unico esemplare conosciuto di Borealopelta markmitchelli. L’eccezionale conservazione di questo fossile di dinosauro corazzato, un ankylosauro nodosauride, ha permesso di trovare anche quello che è di gran lunga lo stomaco di dinosauro meglio conservato scoperto finora. Ciò ha consentito a un team di ricercatori di esaminare questo stomaco e il suo contenuto, una massa delle dimensioni di un pallone da calcio. Il risultato è una prova definitiva della dieta di questi animali erbivori e offre molte più informazioni sull’interazione con il loro ambiente del solo scheletro.

Nel corso dell’era Mesozoica, i cosiddetti megaerbivori, cioè gli erbivori con una massa superiore alla tonnellata, erano dinosauri. Oggi invece quella nicchia è occupata da mammiferi i quali hanno enormi effetti sull’ambiente in cui vivono e per questo motivo vengono definiti erbivori chiave. I dinosauri megaerbivori vissero per un tempo molto più lungo rispetto ai loro equivalenti mammiferi dato che esistettero per circa 150 milioni di anni laddove i mammiferi esistono da circa 40 milioni di anni, e li superavano per massa massa dato che parecchie specie avevano masse di decine di tonnellate.

Oggi è difficile valutare l’impatto che quei megaerbivori avevano sull’ambiente del Mesozoico perché la dieta delle varie specie viene generalmente dedotta dalla flora disponibile e dai contenuti nutritivi, dal collegamento tra dinosauri e piante nei vari ambienti, dalla biomeccanica delle mascelle, dal consumo dei denti, dalla altezza della postura e del pasto e da isotopi stabili. Le tante differenze tra dinosauri e mammiferi rendono difficili i paragoni e i dati diretti sono pochi. Per questo motivo, avere un esemplare di Borealopelta markmitchelli conservato in modo eccezionale al punto da includere ancora l’ultimo pasto è utilissimo.

Un articolo pubblicato nell’agosto 2017 sulla rivista “Current Biology” riportava uno studio sull’unico esemplare disponibile di Borealopelta markmitchelli. Successivamente, un team di ricercatori con vari membri in comune con il precedente ha esaminato il contenuto del suo stomaco trovando informazioni interessanti. L’88% di quel pasto consiste di foglie masticate e il 7% di steli e ramoscelli. Un esame al microscopio dei contenuti ha rivelato la presenza di altri materiali vegetali anch’essi in eccezionale stato di conservazione che includono 48 palinomorfi, cioè minuscoli fossili di pollini e spore, tra i quali muschi ed epatiche, 26 fiori di felce e felci, 13 ginnosperme (principalmente conifere) e due angiosperme (piante da fiore).

La straordinaria conservazione di quell’ultimo pasto del Borealopelta markmitchelli offre varie informazioni. La sventura di questo dinosauro è diventata dopo circa 110 milioni di anni un’opportunità per capire qualcosa di più su questo ankylosauro e sull’ambiente in cui viveva. Quest’esemplare dev’essere morto poco dopo il suo ultimo pasto permettendo che anche i suoi contenuti si conservassero. I ricercatori hanno potuto valutare prove dirette della dieta di quest’animale, deducendo dal tipo di piante mangiate che esso morì tra la fine della primavera e la metà dell’estate.

Lo studio dell’esemplare di Borealopelta markmitchelli continuerà perché molti paleontologi sono interessati a ottenere tutte le informazioni possibili su di esso e sulle piante che mangiava. Fossili così ben conservati rappresentano davvero un tesoro per i ricercatori offrendo informazioni dirette e precise sulla loro vita e sull’ambiente in cui vissero.

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