Due articoli pubblicati sulla rivista “PLOS ONE” descrivono due ricerche su denti di ominini del Pleistocene condotte da due team con vari ricercatori in comune. Un team guidato da Laura Martín-Francés dell’Università francese di Bordeaux ha scoperto varie caratteristiche dei denti dei Neanderthal nei molari di una specie precedente chiamata Homo antecessor del Pleistocene inferiore. Un team guidato da Clément Zanolli dell’Università francese di Tolosa III Paul Sabatier ha esaminato i resti dentali più antichi scoperti in Italia con un’età stimata a circa 450.000 anni fa concludendo che erano simili a quelli dei Neanderthal e distinti da quelli degli umani moderni.
Caratteristiche dei denti come le proporzioni dei tessuti dentali e lo spessore dello smalto costituiscono uno dei metodi per distinguere le varie specie di antichi ominini dato che sono piuttosto specifiche di ognuna. Per quanto riguarda i Neanderthal, il loro smalto era sottile in modo specifico rispetto a quello di altri ominini ma non è chiaro come esso si sia evoluto in quel modo. L’evoluzione dei denti dei vari ominini è uno dei tasselli nella ricostruzione del mosaico dell’evoluzione delle varie specie.
Il team guidato da Laura Martín-Francés ha esaminato 17 molari appartenenti a Homo antecessor, una specie che visse tra 1,2 milioni di anni fa e 800.000 anni fa, la più antica specie del genere Homo scoperta in Europa. I denti sono stati trovati nel livello TD6 della caverna Gran Dolina della Sierra di Atapuerca, situata a est di Burgos nel nord della Spagna e hanno un’età stimata tra 800.000 e 900.000 anni fa. Essi sono stati confrontati con oltre 300 molari di altre specie del genere Homo, che includono Homo sapiens, di tutto il mondo. Una micro-TAC ha permesso di ottenere esami accurati dei denti con immagini ad alta risoluzione in maniera non invasiva.
Il risultato è che i molari degli Homo antecessor non hanno uno smalto sottile come quelli dei Neanderthal ma la distribuzione globale per quanto riguarda smalto e dentina è più simile a quella dei Neanderthal che ad altri ominini. Questo ominini del Pleistocene inferiore hanno uno smalto simile a quello della maggior parte degli ominini. Tuttavia, alcune caratteristiche presenti solo in questa specie diventarono successivamente tipiche dei Neanderthal.
L’immagine in alto (Martín-Francés et el., 2018 CC-BY) mostra un esame cartografico di un molare di Homo antecessor scoperto nella Gran Dolina (ATD6-1103) confrontato con uno di Neanderthal (NEA) e uno di un umano moderno (MH). La variazione dello spessore dello smalto è indicata da una scala di colori che va dal blu scuro per lo spessore minimo al rosso per quello massimo.
Il team guidato da Clément Zanolli ha esaminato denti scoperti in due località italiane: Fontana Ranuccio, a circa 50 chilometri da Roma, e Visogliano, a circa 18 chilometri da Trieste. L’immagine in basso (Zanolli et al., 2018 CC-BY) mostra una rappresentazione microtomografica di denti trovati a Fontana Ranuccio (FR1R e FR2) e a Visogliano (da (Vis. 1 a Vis. 6).
Questi denti hanno un’età stimata attorno ai 450.000 anni e sono tra i pochi resti fossili scoperti in Europa risalenti al Pleistocene medio. I ricercatori hanno usato una micro-TAC per esaminarli e confrontarli con quelli di Neanderthal e umani moderni e hanno concluso che quelli di entrambi i siti sono simili ai denti dei Neanderthal e diversi da quelli degli umani moderni.
Il problema è cercare di identificare le varie specie di ominini che vissero in Europa ma anche in Asia nel Pleistocene e di ricostruire la loro evoluzione. Stabilire che i denti scoperti a Fontana Ranuccio e a Visogliano hanno caratteristiche compatibili con quelli dei Neanderthal suggerisce che 450.000 anni fa c’era già stata una diversificazione tra gli ominini.
Ogni fossile analizzato offre nuove informazioni sulla distribuzione delle varie specie sul territorio e sui loro cambiamenti nel corso dei millenni. Ciò è importante perché i fossili indicano che nel Pleistocene l’Europa e l’Asia erano abitate da diverse specie di ominini. La possibilità di condurre analisi molto sofisticate e allo stesso tempo non invasive può aiutare molto queste ricerche anche partendo da pochi denti. In certi casi i progressi delle tecniche genetiche possono offrire grossi contributi ma solo in alcuni casi frammenti di DNA si sono conservati perciò avere altre tecnologie per esaminare i fossili rimane fondamentale.