Recuperato uno dei due satelliti Galileo finiti nell’orbita sbagliata

In rosso l'attuale orbita dei satelliti Galileo lanciati in agosto, a trattini verdi la loro orbita teorica e in verde l'orbita dei satelliti Galileo lanciati nel 2011 (Immagine ESA)
In rosso l’attuale orbita dei satelliti Galileo lanciati in agosto, a trattini verdi la loro orbita teorica e in verde l’orbita dei satelliti Galileo lanciati nel 2011 (Immagine ESA)

Uno dei due satelliti della costellazione Galileo lanciati nell’orbita sbagliata il 22 agosto 2014 è stato recuperato. La serie di 11 manovre decise il mese scorso per modificarne l’orbita è stata compiuta con successo nell’arco di 17 giorni. Il 29 novembre, il satellite è stato attivato e ha inviato i primi segnali di navigazione. L’ESA ha quindi cominciato la normale fase di test e prossimamente una serie di manovre simile è programmata per l’altro satellite nell’orbita sbagliata.

Per l’Unione Europea il sistema Galileo è importante per avere la propria alternativa al GPS americano. Dopo parecchi ritardi, nell’agosto 2014 era finalmente arrivato il momento di cominciare la fase Full Operational Capability (FOC), quella a piena capacità operativa. Un difetto all’ultimo stadio Fregat del razzo vettore Soyuz aveva determinato un’errata traiettoria per due satelliti Galileo con possibili ulteriori ritardi e notevoli costi per sostituirli.

I due satelliti erano funzionanti perciò è stato ideato un piano per aggiustare le loro orbite compatibilmente con il propellente disponibile. Le manovre sono state programmate al Centro Controllo Galileo di Oberpfaffenhofen, in Germania, usando la rete di stazioni Galileo al suolo già esistenti e alcune altre coordinate dalla CNES, l’agenzia spaziale francese.

L’orbita finale del satellite non è quella prevista originariamente perché non aveva sufficiente propellente per arrivarci ma può comunque essere integrato nel sistema Galileo. Infatti, i primi segnali inviati dopo l’attivazione sono stati giudicati di buona qualità e corrispondenti alle aspettative.

La fase di test dirà se tutto funziona perfettamente, compresi i servizi di Search And Rescue (SAR). La possibilità di usare il sistema Galileo per richiedere aiuto in caso di emergenza e ricevere la conferma che i soccorsi stanno arrivando è una caratteristica importante.

L’uso massiccio di propellente ha sicuramente accorciato la vita del satellite perché avrà meno possibilità di effettuare manovre correttive. Tuttavia, se i test di funzionamento daranno esito positivo e anche l’altro satellite finito nell’orbita sbagliata verrà recuperato i piani per il sistema Galileo potranno andare avanti.

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